Addio a Giulia Linetti, energia e passione per la campagna

L’energia e la passione. Viene subito in mente, pensando a Giulia Bignetti Linetti, andata via due giorni fa, a 68 anni, dopo una malattia non lunga e implacabile, la fibra infaticabile di questa donna imprenditrice per amore della terra, desiderosa di formare e creare, di seminare e raccogliere.
Appassionata di relazioni umane, curiosa nell’ascolto della persona, nata a Torbole, venuta presto nell’azienda agricola di Navate di Lograto, andata incontro alla vita con il carisma naturale di chi è consapevole, per fede, delle gioie e dei dolori dell’esistenza e obbedisce per convinzione, come ci spiega padre Francesco Ferrari, agli insegnamenti morali appresi dalla madre Camilla, che vive a la ascolta ancora adesso, a Torbole, mentre lei sceglie il camposanto di Faverzano.
Ma passa prima, con la mente di chi non c’è più fisicamente, ma sta ancora da noi per l’amicizia in cui la trattengono i luoghi, dalle Martinenghe, la cascina-piazza-azienda da lei gestita, nel catasto e nel cuore di Villachiara e di Orzinuovi. Eccola, «donna Giulia», come la chiamava don Domenico Amidani, parroco di Lograto e ora di Orzinuovi, tra le barchesse di qua e di là delle Martinenghe, andare incontro a chi arriva al cancello e prima genuflettersi nella chiesetta attigua e pregare per i suoi cari, per il suo Gian Carlo, scomparso una decina di anni fa, per i suoi figli, Piero e Carlo, a cui ha iniettato il virus dell’agricoltura, della campagna come posto dell’anima e del lavoro.
Donna Giulia aveva cominciato come insegnante di scuola materna, da signora dolce e bella, innamorata dei bimbi in cui vedeva il filo evidente tra il cielo e la terra, la permanenza, almeno momentanea, di una santità con il sorriso. Appena le fu possibile, rientrò pienamente nella campagna, abile a tradurre i tempi nuovi della tecnologia e della globalizzazione, coniugando la forza di una agricoltura bresciana ricca di fermenti umani. Le aie delle Martinenghe e di Navate erano la sua grande piazza e lì organizzava le feste della terra.
Donna Giulia appariva ad ogni tavolo, sapeva parlare con molti accenti, entrava dentro lo spirito degli ospiti, si capiva che lei aveva tradotto le psicologie circolanti, possedendo una laurea spontanea di umanesimo cristiano. Dotata di un’energia buona che ora non ristagna nell’afa delle Basse, ma vi sta sopra, per un premio spirituale a rimanere tra noi fino all’ultima preghiera.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato