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Accusato di omicidio in Brasile: parla la mamma

Michela è stata a Fortaleza per vedere il figlio: «Massimiliano ha finto di star bene, ma prevedo un futuro difficile».
L'intervista alla mamma di Massimiliano Tosoni
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Un viaggio lungo affrontato da sola. Con il pensiero rivolto a quel figlio finito in un mare di guai. Michela è salita sull'aereo destinazione Fortaleza per guardare negli occhi Massimiliano. Rinchiuso in un carcere del Brasile. Accusato di duplice omicidio.
Michela è la mamma di Massimiliano Tosoni, l'ex assicuratore di Montichiari che un mese fa si è costituito alla Polizia brasiliana dopo essere stato braccato per 18 giorni. Per gli agenti è lui l'assassino di Andrea Macchelli, imprenditore emiliano di 48 anni, e di Hedley Lincoln Dos Santos, 25enne brasiliano funzionario di un'agenzia di cambio. Uccisi il 31 gennaio nell'appartamento dove Tosoni viveva all'interno di un residence di Praia, località di Fortaleza.

Da Brescia e dall'Italia era scappato nel dicembre 2010 mentre si trovava agli arresti domiciliari; stava scontando una condanna di 7 anni per rapina. «Massimiliano è dimagrito di 20 chili, davanti a me fingeva di stare bene. Ma so che lo faceva solo per me» racconta la signora Tosoni, tornata dal Brasile da pochi giorni. Dopo averne spesi quindici per cercare di aiutare suo figlio. «Della sua vicenda abbiamo parlato poco. Mi ha ribadito che non ha ucciso nessuno. Che si è costituito per dimostrare la sua innocenza. E io gli credo - afferma la donna -. Sono sua madre, so che ha sbagliato tanto, so che in Italia deve ancora scontare una condanna, ma non arriverebbe mai ad ammazzare».

Tosoni è rinchiuso dal 22 febbraio scorso nel carcere di Itaitinga. Dopo un periodo in isolamento ora condivide la cella con altri detenuti. «Sono in cella in nove e ci sono solamente sei letti per dormire. Lui e altre due persone dormono per terra. Le condizioni igienico-sanitarie sono pessime». Ora la famiglia Tosoni è nelle mani di due avvocati. «In Brasile ho trovato pochissima collaborazione. Il primo legale che aveva consigliato a Max di scappare chiedeva solo soldi e non faceva nulla, mentre altri due erano titubanti. Alla fine ho trovato un avvocato che si è subito messo in contatto con Alberto Scapaticci, il nostro legale a Brescia. Adesso speriamo che possa cambiare qualcosa». La speranza della famiglia bresciana è che i giudici brasiliani possano concedere a Massimiliano gli arresti domiciliari. «Ma per mio figlio - confessa Michela - vedo un futuro molto difficile».

Andrea Cittadini

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