Cento chilometri di rafting fai-da-te sul fiume al confine tra Croazia e Slovenia

Aveva già fatto parlare di sé un anno fa quando aveva completato il giro dell’isola d’Elba a nuoto in dodici giorni. Sempre spinto dalla passione per le sfide all’aria aperta, quest’estate il bresciano Giorgio Perazzolo si è lanciato in una nuova avventura: un rafting lungo i 300 chilometri del Kupa o Kolpa, i due nomi del corfiume che segna il confine naturale tra la Croazia e la Slovenia (e la denominazione cambia in base alla sponda su cui ci si trova).
Non solo: lo ha voluto fare in totale solitudine e autonomia equipaggiato con un kayak gonfiabile, due zaini con scorte di cibo e acqua e una tenda per la notte. Così il 27 luglio Giorgio è partito dalla sua casa a Bovezzo e il giorno successivo ha raggiunto il villaggio di Brod Na Kopi, nel nord della Croazia, dove ha parcheggiato la macchina, gonfiato il kayak e iniziato il suo viaggio immerso nella natura e nella storia delle due nazioni confinanti.
«Ho scelto questo posto perché non volevo percorrere i soliti itinerari turistici ma trascorrere le mie giornate allo stato brado – spiega Perazzolo –. Mi sono studiato bene il viaggio leggendo le informazioni che ho trovato su siti e blog». Sui social ha raccontato agli amici le giornate scandite dal ritmo della pagaia nell’acqua, ore di navigazione interrotte solamente dai pasti cucinati su un fornello poratile e dagli incontri con i pescatori locali. «La cosa che mi ha colpito di più del paesaggio? Le distese di filo spinato che ancora separa i due Paesi, nonostante anche la Croazia oggi appartenga all’area Schengen». Il retaggio di un passato di divisioni che ancora non è stato consegnato alla storia: «Per notare le differenze basta guardare le due sponde: su quella slovena si trovano i centri abitati più ricchi con le villette. Ma la cosa più emozionante è realizzare di trovarsi sull’esatto confine tra due nazioni e culture diverse».
Quando calava il sole, Perazzolo si fermava al primo spiazzo che trovava sulla riva del fiume e piantava la tenda prima di addormentarsi immerso nella pace della natura
Secondo i piani il viaggio sarebbe dovuto durare cinque giorni, ma la forte corrente in certi punti del fiume e le rapide pericolose hanno costretto Giorgio a interrompere la navigazione al terzo giorno dopo aver percorso un centinaio di chilometri: «Il mio kayak era troppo lungo! Più volte mi sono ritrovato a fare le rapide all’indietro senza riuscire a riprendere la direzione. Per non cacciarmi in situazioni troppo pericolose ho preferito fermarmi». Ma per lui è stato comunque un successo: «L’obiettivo principale era vivere in mezzo alla natura e divertirsi, ed è stato raggiunto. È stata comunque un’esperienza fantastica che consiglio a tutti».
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