La Lombardia chiama in rete le Università, Maione: «Il Piano Aria lo scriveremo insieme»

È vero: il 2023 è andato meglio (o meno peggio) del solito. Ma che a Brescia, e in generale in Lombardia, continui a tirare una «brutta aria» è altrettanto un dato di fatto attestato da valori di Pm10 e Pm2,5 sì meno eclatanti rispetto a vent’anni fa, ma comunque (in molti casi ampiamente) fuori limite. Proprio per invertire la rotta nel modo più efficace possibile, l’assessore regionale all’Ambiente Giorgio Maione ha deciso di istituire una task force dedicata al dossier inquinamento atmosferico: si tratta di un Comitato scientifico composto dalle Università che lavorerà per redigere, insieme al team tecnico e politico, il nuovo Piano Aria.
La task force
Si diceva di dati migliori se paragonati all’ultimo ventennio, ma non ancora accettabili né a livello ambientale né a livello sanitario. Ad accertarlo è stato anche lo studio condotto dall’emittente pubblica tedesca Deutsche welle, in collaborazione con l’European data journalism network di cui fa parte il quotidiano italiano Il Sole 24 Ore, che per il 2023 aveva certificato (rispetto al 2018) una concentrazione media di polveri sottili in calo (-1,8), ma anche un rosario di bollini rossi, a partire da quello delle Pm 2,5 (le polveri ultrafini che derivano da produzione di energia, riscaldamento domestico e traffico automobilistico): il dato riscontrato è di gran lunga superiore alla soglia limite di 10 microgrammi per metro cubo (nei primi otto mesi del 2023 si è attestato a quota 17,3). Lo sa bene anche Maione, che non nasconde come il tema aria sia «un cruccio per la Lombardia».
Proprio per questo, spiega, «abbiamo avviato l’iter che porterà alla stesura del nuovo Piano regionale sull’aria: sarà costituito un Comitato scientifico che affiancherà l’assessorato. L’obiettivo è attuare le decisioni possibili e fattibili: abbiamo chiesto al Cru, il Comitato rettori universitari della Lombardia, quindi si avvia una stretta collaborazione con il mondo accademico, perché il tema - rimarca l’assessore - va assolutamente affrontato dal punto di vista scientifico e non in termini emozionali». La task force sarà nominata entro fine mese e sarà quindi operativa a partire da maggio, con una road map che prevede la definizione del nuovo Piano Aria (dossier che revisionerà molto probabilmente anche l’ordinanza regionale) per la fine dell’anno.
Più investimenti
E nel frattempo? Il Comitato tecnico, l’organismo composto da tutti i Comuni sopra i 30mila abitanti, si continua a confrontare e il 21 marzo gli assessori del bacino padano si sono riuniti a Roma, a confronto con il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.
«Dal punto di vista dei dati - tiene a ricordare l’assessore -, il 2023 è stato l’anno migliore di sempre, perché figlio di un trend in diminuzione rispetto agli ultimi vent’anni. Certo, non basta. Abbiamo intenzione di continuare sul percorso tracciato: aiuti alle famiglie, alle imprese e alle aziende agricole per il rinnovo del parco auto, degli impianti di riscaldamento e per favorire l’innovazione tecnologica». Per farlo, però, serve investire in politiche ambientali e sostenibili. Al momento la Lombardia, attraverso i bandi, mette sul piatto circa 40 milioni di euro all’anno per misure che, direttamente o indirettamente, contribuiscono a smorzare l’inquinamento atmosferico. Nel 2023, grazie all’accesso ai finanziamenti messi a disposizione dai bandi griffati Lombardia, nel Bresciano 876 famiglie hanno cambiato l’auto e sono stati installati 1.124 nuovi impianti di riscaldamento (la nostra è la provincia che si è conquistata la fetta maggiore del tesoretto).
Ma questi 40 milioni l’anno sono un investimento sufficiente? L’assessore sorride: «Dalle stime che abbiamo servirebbero risorse economiche almeno dieci volte superiori per risolvere il problema aria e non finire in infrazione». Soldi che sarebbe necessario convogliare «in impianti innovativi, ricambio del parco auto, sostituzione delle caldaie, ma anche per meccanismi in agricoltura che consentano di interrare i reflui per abbattere l’azoto, che è quello che crea la miscela delle Pm10». Che fare quindi? «È evidente che 400 milioni non si riusciranno ad avere. Ma è evidente che chiederò maggiori fondi da investire sulla scia del Piano Aria».
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