Cantiere al lago Bianco, cosa succede ora che gli scavi non proseguiranno

Al passo Gavia c’è ancora la neve e la strada per il rifugio Bonetta resterà chiusa fino a giugno inoltrato, a meno che le temperature salgano in modo eccezionale nelle prossime settimane. Ma i cittadini che nei mesi scorsi si sono battuti per fermare gli scavi al lago Bianco, al confine tra le province di Brescia e di Sondrio, hanno almeno due motivi per festeggiare. Il primo è che i lavori per realizzare l’opera di presa per rifornire i cannoni di neve artificiale a Santa Caterina di Valfurva non proseguiranno. Il secondo è che la Commissione europea seguirà da vicino la vicenda, su cui indaga anche la procura di Sondrio: significa che una mobilitazione nata dal basso per proteggere l’ambiente è riuscita a raccogliere materiale sufficiente per ottenere attenzione. Cosa che non era scontata.
Non è una storia chiusa quindi, anche perché adesso sarà da capire come le autorità competenti decideranno di ripristinare l’area del cantiere, che si trova al passo Gavia, all’interno di zone protette del Parco nazionale dello Stelvio. Sulla necessità di cominciare a pensare agli interventi di risanamento dell’area è già intervenuto l’Osservatorio delle associazioni sul Parco Nazionale dello Stelvio, il coordinamento delle principali realtà ambientaliste del nostro paese che nei mesi scorsi ha più volte denunciato le carenze del progetto.

In un comunicato diffuso sui social, l’Osservatorio ha fatto sapere di aver scritto al direttore del Parco, Franco Claretti, per confrontarsi su quali possano essere «gli interventi di bonifica, restauro, ripristino e rinaturalizzazione necessari». Le associazioni dell’Osservatorio – Club Alpino Italiano, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Touring Club Italiano, WWF Italia – hanno ribadito inoltre di essere «disponibili sin da subito a sopralluoghi e incontri tecnici per restituire alla sua naturalità l’Area Parco dello Stelvio e la Zps IT2040044 Parco Nazionale dello Stelvio, zona di grande pregio».
Spetterà comunque al comune di Valfurva approvare una variante in corso d’opera, visto che molti lavori sono già stati fatti o avviati, per sostituire l’opera di presa al lago Bianco. Dopodiché la variante dovrà essere sottoposta a tutti gli enti già coinvolti in precedenza per l’approvazione del progetto.
Claretti (Parco dello Stelvio): «Bene lo stop»
Per il direttore del Parco nazionale dello Stelvio, Franco Claretti, la decisione del comune di Valfurva di eliminare l’opera di presa al lago Bianco è «molto positiva». Dice Claretti: «Originariamente il progetto era stato pensato per ridurre i consumi di energia e i tempi di produzione, ma lo scenario anche climatico è ormai cambiato. Un conto è un progetto sulla carta, un altro è il cantiere. Probabilmente sono stati sottovalutati alcuni aspetti».
Nel 2018 il Parco aveva dato un parere positivo al progetto (il direttore allora era Alessandro Meinardi), in cui però – precisa Claretti – l’ente gestore aveva comunque posto «molte richieste di approfondimento e cautela». «Era comunque meglio dare un parere negativo fin dall’inizio, anche perché poi il monitoraggio di tutte le condizioni sarebbe risultato in ogni caso complesso», dice Claretti, che sottolinea però come il progetto degli scavi fosse «completamente in regola», dal momento che aveva ricevuto tutte le autorizzazioni del caso.
Per quanto riguarda la richiesta già avanzata dall’Osservatorio di confrontarsi sul futuro dell’area, il direttore ribadisce la disponibilità del Parco a condividere idee e approcci, specificando che qualsiasi intervento di ripristino dovrà finire su un tavolo condiviso con tutte le autorità. «Sarà un percorso lungo, e la situazione al lago dovrà essere monitorata tutta l’estate. Il Parco darà poi il suo parere. In ogni caso, la scelta cautelativa del sindaco di Valfurva è stata corretta», conclude Claretti.

Cosa prevedeva il progetto
L’iter parte nel 2010, quando il comune di Valfurva e la Società Caterina Impianti, concessionaria di tutti gli impianti di risalita presenti sul territorio, sottoscrivono una convenzione per l’uso di acqua per produrre neve artificiale per le piste da discesa e da fondo di Santa Caterina. Il progetto finale viene approvato nel 2019 e prevede, fra i vari interventi, la realizzazione di un’opera di presa al lago Bianco, cioè un sistema per prelevare l’acqua a 2.606 metri di altitudine e poi trasportarla 900 metri più in basso, facendola scivolare dentro una condotta lunga quasi otto chilometri, fino alla pista dello sci di fondo Valtellina, in paese. Il costo complessivo del progetto è 500mila euro, finanziati dal Fondo per lo sviluppo dei comuni siti nelle regioni Veneto e Lombardia confinanti con le province autonome di Trento e Bolzano.
A luglio 2020 il Comune di Bormio autorizza il passaggio delle tubazioni all’interno del proprio territorio. Quindi, a febbraio 2021, la Provincia di Sondrio approva la concessione di derivazione dell’acqua da un pozzo, nel comune di Valfurva, funzionale all’innevamento artificiale programmato. A giugno 2021 c’è la consegna dei lavori alla ditta aggiudicataria (Fratelli Bianchi srl) e a metà giugno 2023 viene aperto il cantiere al passo Gavia: si scava un grosso buco a ridosso del lago, in cui vengono posati i primi di tubi sotterranei che servono a captare l’acqua del lago.

Durante i lavori viene commesso almeno un errore, come aveva raccontato il sindaco di Valfurva, Luca Bellotti. Un tubo che avrebbe dovuto essere posizionato almeno 2,5 metri sotto la superficie del lago Bianco per consentire il prelievo dell’acqua buca invece il terreno appena circa 50 centimetri sotto, risultando così inservibile. Già in questa occasione Bellotti manifesta apertamente i primi dubbi sul progetto, dicendo che a questo punto bisognerà valutare «se sospendere il progetto, se è possibile modificarlo, o se andrà abbandonato».
Si scoprirà solo a novembre che il direttore del Parco nazionale dello Stelvio Franco Claretti dispone dall’11 ottobre la sospensione immediata «in via precauzionale» di tutte le operazioni che hanno dato origine a uno scarico vicino al lago Bianco, non previsto dal progetto e denunciato dal comitato Salviamo il Lago Bianco.
Le ragioni delle proteste
I primi a protestare contro il progetto, che oltre alle autorizzazioni riceve anche due pareri positivi dal Parco nazionale dello Stelvio nel 2017 e nel 2018, sono alcuni cittadini della Valtellina. Si espone Marco Trezzi, che fa da traino a un gruppo ampliatosi parecchio nell’ultimo anno con l’ingresso di numerosi cittadini bresciani, dalla Valcamonica alla Franciacorta, tra i quali Matteo Lanciani. Si costituisce il comitato Salviamo il Lago Bianco, che avvia una petizione online per raccogliere fondi per sostenere le spese delle azioni legali che si propone di intraprendere con l’obiettivo di fermare il cantiere. «Un comitato che non sarebbe dovuto esistere, se gli enti preposti avessero iniziato a controllare il cantiere per davvero», dice Lanciani. «Il Parco – continua – è parte lesa in questa storia, ma doveva essere il primo a difendere i suoi asset, non avremmo certo dovuto farlo noi».
Secondo Lanciani molti problemi sono derivati dal fatto che né il regolamento né il piano di gestione del Parco sono ancora entrati in vigore. «Così tutta una serie di regole stringenti che il regolamento sulla carta impone non ha dovuto essere rispettata. Regione Lombardia è in ritardo clamoroso», dice.
Alla base della mobilitazione civica c’è la contestazione del progetto che prevede scavi e prelievo di acqua da una riserva idrica di origine glaciale – il lago Bianco – situata all’interno del Parco nazionale dello Stelvio, della Riserva naturale statale Tresero-Dosso del Vallone e del sito Natura 2000-Zps (Zona di protezione speciale) IT20400044 Parco dello Stelvio. Si tratta di aree protette su cui vigono normative comunitarie di tutela specifiche, violate peraltro in passato. Nel 2005 infatti vengono abbattuti circa 2.500 alberi all’interno della Zps Parco dello Stelvio per fare spazio alle piste da sci durante ai campionati mondiali di sci alpino di Bormio e Santa Caterina Valfurva. Per aver pregiudicato l’integrità della Zps, l’Italia viene condannata dalla Corte di giustizia europea e come forma di compensazione dei danni viene istituita la Riserva naturale statale Tresero-Dosso del Vallon.
Come si sono mobilitate le realtà contro il progetto

Dopo avere organizzato una passeggiata di protesta pacifica al passo Gavia a inizio settembre, il comitato Salviamo il Lago Bianco comincia a monitorare con costanza il cantiere, documentando l’avanzamento dei lavori con foto e video, pubblicati sulla pagina Facebook.
Il materiale finisce presto prima in due diffide firmate insieme ad altre associazioni e inviate alle istituzioni che avevano autorizzato il progetto e poi in un esposto alla Procura di Sondrio in cui si parla apertamente di «danno ambientale», di inosservanza di normative nazionali e comunitarie, e di incongruenze e carenze della valutazione di incidenza ambientale del progetto. Nei due documenti si chiedono «opportuni accertamenti» sul cantiere per valutare «gli eventuali profili d’illiceità penale» dei fatti segnalati e, nel caso, perseguire i responsabili.
A febbraio la vicenda viene discussa nel Consiglio regionale della Lombardia, dopo due interrogazioni depositate dalle consigliere Miriam Cominelli (Partito democratico) e Paola Pollini (Movimento 5 Stelle). In quell’occasione il consigliere Mauro Piazza (Lega) garantisce che Regione monitorerà l’iter insieme all’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpa) e l’ Ente Regionale per i Servizi all'Agricoltura e alle Foreste (Ersaf).
La storia del cantiere al lago Bianco arriva infine anche in Europa: il 18 marzo Lanciani presenta davanti alla commissione petizioni del Parlamento europeo la petizione che il comitato aveva inviato chiedendo di intervenire per fermare il cantiere. Il Parlamento europeo decide di tenere aperta la petizione e la palla passa così alla Commissione europea, che adesso dovrà esaminare il materiale inviato dal comitato.
Gli ultimi sviluppi
Il 20 marzo una relazione dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) richiesta dal ministero dell’Ambiente in risposta a una diffida inviata a fine settembre dalla Lega Italiana Protezione Uccelli e altre associazioni dice che, «sulla base dei documenti e delle informazioni disponibili, non si possono individuare elementi di significatività tale da far presumere l’attuale sussistenza di danno ambientale e/o di una minaccia di danno ambientale agli habitat presenti».
La relazione viene duramente contestata dal comitato Salviamo il Lago Bianco in un documento di 42 pagine, in cui si critica fra le altre cose il fatto che il report di Ispra si basa solo su materiale bibliografico e non su rilievi e analisi in loco e che la valutazione di incidenza ambientale del progetto del 2016 non includesse a monte alcune informazioni essenziali. «Oltretutto noi abbiamo documentato passo passo l’enorme voragine che è stata realizzata, e che non era prevista dal progetto, e lo scarico illegale, segnalandolo diversi mesi fa. Dove erano i controlli istituzionali mentre queste cose succedevano?», chiede Lanciani.
È il 26 aprile quando il sindaco del comune di Valfurva Luca Bellotti firma la delibera n. 35 che ha come oggetto la convezione tra il comune e la Società Caterina Impianti. Al suo interno vengono espressamente citate «difficoltà/criticità relative alla realizzazione dei seguenti interventi: nuovo pozzo nei pressi della confluenza della roggia Plaghera nel Rodolfo e opera di presa sul Lago Bianco». Nell’allegato che riporta le informazioni tecniche del progetto, quest’ultima viene stralciata, cioè tolta dalla convenzione, e il disegno dei lavori mostra l’impianto svilupparsi tra Santa Caterina di Valfurva e il rifugio Berni, più in basso rispetto al lago.
«Bisognerà anche parlare di soldi a un certo punto però», dice Lanciani. «Chi pagherà per il ripristino dell’area? Dal canto nostro, di cittadini che si sono battuti dal basso, siamo curiosi e insieme spaventati da quello che troveremo una volta che si sarà sciolta la neve al passo Gavia».
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