Pesce spada al mercurio, l'indagine del GdB

Dopo le denunce dei Nas, la nostra indagine su sei tranci di pesce acquistati in diversi punti vendita della provincia.
AA

Mercurio nel pesce spada, l'indagine continua. Le denunce del Nucleo Antisofisticazioni dei Carabinieri - primo approdo di un'inchiesta avviata in seguito alla segnalazione di un cittadino - sono partite, destinatari il responsabile di un supermercato e un distributore di alimenti, e sono state depositate negli uffici della Procura della Repubblica. Il reato ipotizzato è la vendita di prodotti in stato di alterazione o comunque nocivi.

Al di là degli specifici profili penali, sui quali proseguono gli accertamenti degli investigatori, la vicenda scaturita dall'Iper Simply di Gussago pone in linea più generale una questione di sicurezza alimentare e di tutela della salute pubblica. Perché alte concentrazioni di mercurio negli alimenti che poi finiscono sulle nostre tavole evidentemente bene non fanno.

Per capire quale possa essere la portata del fenomeno e magari - ove necessario - sollecitare le autorità competenti ad una stretta vigilanza, ci siamo improvvisati Nas (senza divisa, per carità) ed abbiamo deciso di fare una nostra indagine.
Ci siamo recati in sei diversi punti vendita dislocati fra città e provincia ed in ciascuno di questi, nella stessa giornata, ci siamo fermati al banco della pescheria. Dappertutto lo stesso acquisto: un trancio di pesce spada, che poi non è finito in padella ma ai laboratori Indam di Castel Mella, in possesso di riconosciuta esperienza e di adeguate certificazioni nel settore agroalimentare.

E l'esito fornito è questo: su sei campioni forniti, quattro risultano fuori dai limiti stabiliti dalle norme comunitarie per la concentrazione di mercurio. Questo limite, per lo spada ed altri pesci di grossa taglia, è di un milligrammo per ogni chilo di prodotto. In due casi il dato riscontrato è assolutamente nei confini della legalità (e della salubrità): 0,15 e 0,77 mg/kg. In un altro campione il limite è appena oltrepassato (1,05 mg/kg), mentre negli altri tre tranci il responso è questo: 1,55, 1,92 e 2,39 mg/kg, abbondantemente oltre il consentito.

Questi risultati sono stati da noi comunicati alla Procura della Repubblica, che ora farà le valutazioni di sua competenza. Certo gli esiti delle analisi sul nostro piccolo (e magari scientificamente non rilevantissimo) campione pongono con forza il tema della sicurezza alimentare. I controlli ci sono, le allerte comunitarie vengono diffuse, le autorità prendono i loro provvedimenti, ma resta una domanda: che cosa arriva nei nostri piatti?
Alessandro Carini

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia