Cultura

Daniel Rays: Sanremo no, «Italia's got talent» sì

Niente Ariston, ma intanto conquista le semifinali su Canale 5 con un Cohen da standing ovation.
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Arrivederci Sanremo, il grande sogno per il palco dell'Ariston è rimandato al 2014. Ma, intanto, c'è già di che consolarsi... Il bresciano Daniel Rays (al secolo Daniel Adomako) non sarà tra i giovani della 63ª edizione del Festival. I sei ammessi - da parte della commissione presieduta dal clarense Mauro Pagani - sono Andrea Nardinocchi, Antonio Maggio, Blastema, Il Cile, Ilaria Porceddu e Paolo Simoni (cui si aggiungeranno i due vincitori di Area Sanremo, selezione che vede impegnato proprio in queste ore un altro bresciano, Stefano Gelmini).

Un'esclusione, quella del 21enne di Prevalle, che peraltro ha trovato subito (parziale) riparazione negli studi di «Italia's got talent», dove sabato Daniel ha conquistato le semifinali, in diretta a febbraio su Canale 5, grazie alla sua interpretazione di «Hallelujah» di Leonard Cohen, ricompensata da una standing ovation. «Ho raccolto un applauso interminabile» racconta Rays: «Maria De Filippi e Rudy Zerbi mi hanno riempito di complimenti, Gerry Scotti si è commosso; il pubblico era entusiasta, mi ha chiesto di cantare ancora».

Un lenitivo per l'amarezza riferita a Sanremo. «Stavolta l'audizione non è stata come me la aspettavo» racconta Daniel: «Siamo entrati uno alla volta, senza poterci presentare, e abbiamo cantato». I selezionatori «sembravano colpiti da "Stai", la canzone (del bresciano Franci Omi, ndr) con cui ho partecipato e che ora vorrei pubblicare». Ma non è stato sufficiente. «Sono comunque contento» conclude Rays: «Ho ricevuto molti apprezzamenti, anche da Paolo Simoni e Antonio Maggio, ai quali rivolgo il mio in bocca al lupo».

Ieri, la commissione composta da Pagani, Sandra Bemporad, Andrea Guerra, Stefano Senardi e Massimo Martelli ha diffuso un commento: «Già prima di iniziare ognuno dei componenti sapeva bene che le sue scelte avrebbero fatto felici pochi e profondamente deluso molti. Alle prime sessioni, tuttavia, ci siamo tutti resi conto che il problema era assai più rilevante di quanto potessimo immaginare. La qualità media era alta, molto alta e i posti a disposizione pochi, troppo pochi. Scegliere è stato davvero difficile, peraltro con la conseguenza di penalizzare un buon numero di artisti che ci piacevano molto e che sicuramente avrebbero avuto numeri e qualità per esibirsi all'Ariston».

Alessandro Carboni

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