Valcamonica

Vestiti, alimentari, medicine: svaligiato il magazzino dei beni per l’Ucraina

Nell’aprire la porta del magazzino di Capo di Ponte, i volontari hanno trovato lo spazio completamente vuoto
Il magazzino prima del furto - © www.giornaledibrescia.it
Il magazzino prima del furto - © www.giornaledibrescia.it
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Rabbia, delusione e, per qualcuno, anche qualche lacrima di pura amarezza. Sono i sentimenti che hanno provato, alcuni giorni fa, i volontari incaricati di raccogliere i beni destinati ai profughi ucraini di Capo di Ponte. Nell’aprire la porta del magazzino, destinato allo stoccaggio dei materiali, hanno trovato la grande stanza completamente vuota. All’inizio hanno pensato a un errore, oppure a uno scherzo. Ma è bastato poco per rendersi conto che tutto quanto raccolto era stato rubato.

Sul pavimento e sugli scaffali non era rimasto più nulla, né i tantissimi generi alimentari, né i vestiti o i materiali per l’igiene come. Qualche malintenzionato si era introdotto nottetempo e aveva svuotato completamente il magazzino. Si trattava tutti di beni raccolti tra la popolazione o acquistati con le donazioni in denaro e che i volontari distribuivano alla quindicina di profughi presenti in paese.

I fatti si fanno risalire alla notte tra mercoledì e giovedì scorso e l’ammontare della merce rubata non raggiungerebbe i mille euro. Ma è il valore morale, non tanto quello economico, a far bruciare l’accaduto. L’ambiente messo nel mirino è situato sotto l’oratorio ed era chiuso da un portone, senza particolari accorgimenti di sicurezza.

Ora la stanza è stata resa più protetta e la raccolta prosegue con maggiore vigore, nonostante l’accaduto. «È una vergogna - commenta il sindaco Andrea Ghetti -. Hanno portato via proprio tutto. Non abbiamo alcun sospetto, so solo che in paese c’è tanta rabbia e delusione, soprattutto tra i volontari. Che però non si sono persi d’animo e hanno ripreso poco tempo dopo a lavorare. Oggi noi ospitiamo circa quindici persone, sia alla nostra Cittadella sia in alloggi privati. All’inizio erano alcune in più, ma poi qualcuno è rientrato in patria».

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