Valcamonica

«Troppe centraline, habitat fluviale a rischio»

Appassionati di paesaggio e pescatori si interrogano sull’impatto degli invasi artificiali nel Bresciano
Un’opera di presa idraulica in Valsaviore - © www.giornaledibrescia.it
Un’opera di presa idraulica in Valsaviore - © www.giornaledibrescia.it
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Amanti della natura e pescatori si interrogano sugli effetti generati dalla presenza degli invasi artificiali della provincia di Brescia sull’ambiente naturale e fanno fronte comune per esercitare pressioni sui gestori delle dighe. Il documentario. È questo uno degli esiti di un partecipato incontro svolto a Brescia dedicato alla proiezione di «Blue heart».

Il documentario sostenuto da Patagonia, uno dei più conosciuti brand internazionali per gli sport outdoor, ha portato nella nostra città una delle tappe di un tour europeo finalizzato a promuovere iniziative di sensibilizzazione per la conservazione degli ultimi fiumi selvaggi d’Europa.

L’idroelettrico è una forma di energia rinnovabile, non genera emissioni dirette in atmosfera, non influenza il clima e produce notevoli quantitativi di energia. Tuttavia la costruzione degli invasi artificiali e delle opere di derivazione, avviata nel Bresciano in Valle Camonica all’inizio del Ventesimo secolo, ha modificato profondamente alcune zone e portato alla scomparsa dei fenomeni naturali che le caratterizzavano. Nella Valle d’Avio ad esempio, tra le più frequentate dagli escursionisti, è sparita quella «serie di spettacolari cascate, ciascuna delle quali in un altro paese potrebbe diventare famosa», che l’esploratore William Freshfield così descrisse nel suo Italian Alps nel 1875.

Lo sfruttamento delle acque presenti nelle aree alpine e prealpine ha comportato talvolta notevoli alterazioni anche sul sistema idrografico. L’allarme più recente per il territorio bresciano, per il quale sono attualmente depositate presso gli uffici della Provincia oltre quattrocento domande di autorizzazione per la costruzione di centraline, è stato sollevato da alcuni pescatori in riferimento alle portate del torrente Toscolano a valle della diga di Valvestino.

Il tema di contesa principale con il gestore riguarda il deflusso minimo vitale, definito dal Piano di tutela delle Acque della Regione Lombardia come «il deflusso che, in un corso d’acqua naturale, deve essere presente a valle delle captazioni idriche al fine di mantenere vitali le condizioni di funzionalità e di qualità degli ecosistemi interessati, compatibilmente con un equilibrato utilizzo della risorsa idrica». Il mancato rilascio di adeguate portate di acqua crea un’alterazione degli habitat fluviali che, in un recente studio, hanno mostrato per il torrente Toscolano notevoli potenzialità per la presenza della trota lacustre in risalita dal lago.

Oltre ad alcuni pescatori dell’associazione La Fario di Toscolano Maderno, hanno illustrato il loro impegno membri degli Amici della Natura di Saviore, impegnati nella conservazione degli ecosistemi dei corsi d’acqua camuni assieme agli Amici del Torrente Grigna. Le attività promosse in Valle Camonica si realizzano all’interno di una rete che collabora con International Rivers, a testimonianza della valenza planetaria di questo tema.

 

 

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