Riparavano ambulanze: «Miclini dei trattori» compie 70 anni

Cominciò tutto da piazza mercato, da nonno Sandro e da un’officina meccanica che riparava ambulanze e mezzi militari. Da allora, tanta acqua è passata sotto i ponti, le generazioni dei «Miclini dei trattori» sono diventate quattro e, pochi giorni fa, l’azienda ha compiuto settant’anni, dopo aver cambiato pelle ma mai casa.
L’album dei ricordi dell’azienda di macchine agricole più longeva della Valle Camonica, comincia un giorno ben preciso: 30 settembre 1947, come certifica il documento filigranato della Camera di Commercio incorniciato all’ingresso del salone. L’azienda «Sandro Miclini» è stata lavoro e affari ma anche tradizioni, amicizie e amore per Darfo e per la sua gente. «Avevo sei anni e il negozio era la mia prima casa», racconta Sandro Miclini, terza generazione oggi al timone dell’azienda. «Siamo nati in piazza mercato e da qui non ci siamo mai mossi: ci piace pensare di aver lasciato un segno anche nella storia della città».
Una storia che è breve ma intensa: nonno Sandro dà inizio all’attività nel 1947 e, tra motoseghe e trattori, si muovono la moglie Marisa e i figli Gianfranco, Sergio e Virginio. Nel 2008, l’ultimo reimpasto ha portato l’attività nella mani di Gianfranco, della moglie Vanna e dei figli Alessandro ed Elena. «Il nonno era un tipo di poche parole, aveva un carattere buono ed è rimasto qui fino all’ultimo», racconta Sandro. «I primi due trattori li aveva esposti in piazza nel 1950 e, in quegli anni, le firme erano un quasi un optional: ci si stringeva la mano e la vendita era conclusa».
Robe d’altri tempi e di un’Italia dove i padri di famiglia andavano a dormire tranquilli solo dopo aver pagato i debiti. Nel 1960, «Miclini» era già la prima concessionaria di macchine agricole nelle provincie di Brescia e Bergamo: poi, gli anni 70-80 del boom economico. «Ricordo che un anno, nel giorno della fiera di San Faustino, avevamo venduto 44 motoseghe», racconta Sandro. Negli decenni a venire, l'azienda si è allargata aprendo punti vendita al Badetto di Ceto, Edolo, in Valtellina e Val Sabbia. Ma il cuore continua a battere nella piazza più importante della città.
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