Valcamonica

Respinto il ricorso dell'ex segretario comunale

Il sindaco può tirare un sospiro di sollievo: il funzionario per ora non sarà reintegrato, respinto il ricorso
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Tra il sindaco e il segretario... non mettere lo zampino.
Contravvenendo all'antico detto, il giudice del lavoro del Tribunale di Brescia, questa volta, più che lo zampino ci ha messo una zampata. D'altronde, il rapporto tra i due non era più così sereno e improntato sulla fiducia.


Dopo settimane di attesa, ieri è finalmente arrivata la sentenza del ricorso che l'ex segretario comunale di Ceto aveva proposto contro il provvedimento del sindaco Donato Filippini, che a fine estate gli aveva revocato l'incarico. L'udienza, che si era tenuta a inizio mese, si era chiusa con un rinvio. Il 15 novembre è stato rigettato il ricorso, facendo spuntare il sorriso sui visi degli amministratori comunali di Ceto e facendo tirar loro un bel sospiro di sollievo.


Nell'ordinanza, il giudice del lavoro evidenzia la mancanza del requisito del «periculum in mora», poiché - si legge - «non vi è nessun pregiudizio grave e irreparabile verso il segretario in condizione di disponibilità».
Quest'ultimo, infatti, «non ha perso la retribuzione, pagata dal Ministero dell'interno, ricoprendo anzi anche sedi di dimensioni maggiori rispetto a Ceto».
Non è stata accolta neppure la tesi del «demansionamento della condizione di disponibilità rispetto alla titolarità». Vista però la particolarità della controversia, il giudice ha comunque disposto la compensazione delle spese tra le parti, cioè ognuno pagherà la sua parte di costi legali.


È scongiurato - per ora - quindi il rientro del funzionario in municipio, spauracchio della Giunta Filippini, che aveva minacciato di dimettersi in massa nel caso in cui il segretario fosse stato reintegrato.
Sulla vicenda non è però detta l'ultima parola, visto che è ancora pendente (sempre che il segretario non decida di fare appello sull'ultima sentenza) un altro ricorso - che verrà discusso a inizio dicembre - sempre sul medesimo tema, in cui il funzionario chiede non solo il reintegro, ma anche i danni morali.

g. m.

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