Residence di Montecampione: la visita del funzionario Onu

L'hanno definita una «visita per monitorare gli standard di accoglienza», ma è sembrato più un blitz dettato dall'emergenza. I funzionari dell'Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Acnur) e del Gruppo Monitoraggio Assistenza (Gma) del Dipartimento della Protezione civile sono arrivati a Montecampione.
Il sopralluogo si è consumato intorno alle 13 di giovedì e al termine della visita (durata circa un'ora) all'interno del residence «Le Baite» a quota 1.800 metri, nessuno dei presenti ha rilasciato dichiarazioni.
«Non chiamatela ispezione» ha voluto specificare l'Ufficio Stampa del Gma. Ma si fa fatica ad immaginarla come una semplice visita di cortesia perché nella «prima volta» bresciana, gli emissari dell'Onu hanno scelto proprio Montecampione e, in Vallecamonica, per il momento non sono state programmate altre visite.
I due funzionari di Acnur - Giulia Laganà e Arianna Cascelli - insieme ad un funzionario del Dipartimento del Gma e al dottor Antonio Naccari della Prefettura di Brescia hanno visitato la cucina, la sala da pranzo, le camere, il salone d'ingresso e l'ambulatorio medico. Sul posto, anche Carlo Cominelli dello Sprar e referente di K-Pax e Casa Giona.
Sotto il tiro incrociato delle domande dei funzionari, il direttore della struttura ha fatto il punto della situazione sui servizi garantiti agli ospiti: dall'orario al numeri dei pasti fino all'igiene degli alloggi, dai servizi telefonici alle attività organizzate nel tempo libero, dall'assistenza psicologica e medica alla «location» per l'esercizio del culto religioso, dal servizio di lavanderia e stireria fino al capitolo «concreto» delle riscossioni percepite finora dal fondo emergenza. «Siamo al limite della sicurezza», è stato l'unico commento carpito durante la ricognizione.
L'impressione è che l'azione congiunta Comunità Montana-Conferenza dei sindaci e la disponibilità dei Comuni sulla questione dell'accoglienza condivisa, giovedì abbia trovato il «grimaldello» giusto per sbloccare la situazione.
Così, la discesa a valle dei 116 profughi potrebbe davvero essere questione di giorni. Sono già una ventina i Comuni della Vallecamonica che avrebbero dato la disponibilità ad accogliere piccoli gruppi di persone in alcune strutture del loro territorio.
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