Valcamonica

Ponte tibetano a Vezza d'Oglio: due su tre non lo vogliono

È l’esito del sondaggio sottoposto in agosto a cittadini e villeggianti. Emergono altre idee
Il progetto del ponte tibetano riguarda la Val Grande - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il progetto del ponte tibetano riguarda la Val Grande - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Due terzi degli abitanti e dei villeggianti di Vezza d'Oglio che, nel mese di agosto, hanno soggiornato in paese non ritengono sia giusto realizzare un ponte tibetano quale nuova attrazione turistica (il restante 23% lo vorrebbe, ma non a carico dei contribuenti). Lo dice un sondaggio, lanciato intorno a Ferragosto, che ha ottenuto quasi ottocento risposte.

Un lungo questionario che ha scandagliato pensieri e idee sull’infrastruttura che l’Amministrazione vorrebbe costruire in Val Grande, facendo emergere come, perlomeno tra chi ha risposto, non ci sia consenso. Anzi, in molti si sono sbilanciati proponendo soluzioni diverse per impiegare i due milioni di risorse disponibili per costruire il tibetano (di cui un milione e mezzo messi dal Parco dello Stelvio e 500mila dal Comune).

Quattro i suggerimenti principali, che hanno raccolto tutti circa 400 voti: una maggiore manutenzione dei sentieri, un piano posteggi efficiente, un’offerta turistica sul tema dell’eco-sostenibilità e il miglioramento della pulizia e manutenzione ordinaria del paese (altri hanno chiesto nuovi percorsi pedonali e ciclabili).

A guidare il fronte del no c’è il neo comitato «Gruppo Vezza sostenibile», formato da residenti e turisti, e, da sempre, la minoranza consiliare, che ha scritto anche al ministro dell’Ambiente per manifestare tutte le perplessità. L’opposizione sottolinea come lo studio d’incidenza del Parco, del 2019, parli di come i «picchi di fruizione antropica costituiscano una delle maggiori criticità per la Val Grande» e come sia necessario «gestirli adeguatamente, favorendo l’adozione di pratiche che ne riducano l’impatto sull’ambiente». «Siamo fortemente contrari - dichiara il consigliere Paolo Gregorini -, piuttosto si pensi a una mobilità dolce, come le navette elettriche ed e-bike, per entrare in Val Grande, e nuovi sentieri per osservare i cervi, senza contare che nell’area manca la connettività. Vezza non necessita di opere per attrarre visitatori. Il tibetano, a fronte di dubbi benefici economici, avrà costi certi assicurativi e di manutenzione, che graverebbero annualmente sul bilancio comunale». Nel frattempo la fase di progettazione sta andando avanti, alla ricerca della soluzione migliore dove posarlo.

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