Valcamonica

Ono, il papà dei fratelli al gip: black out di memoria

Iacovone ha risposto alle domande poste dal giudice Tringali. La difesa chiede i domiciliari in una struttura diversa dal carcere
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Il suo racconto ha un vuoto. Uno spazio nero in cui sono finiti gli istanti vissuti in quell’appartamentino di Ono San Pietro lo scorso 16 luglio, quando stesi nei loro lettini furono ritrovati i corpi carbonizzati dei due fratellini, Davide e Andrea. Pasquale Iacovone, il padre accusato del delitto, ora in carcere, davanti al giudice Luca Tringali e affiancato dal suo avvocato Gerardo Milani, ha risposto alle domande del gip, ma non ricorda assolutamente nulla di quanto accaduto in quei momenti, avvolti nella nebbia dell’amnesia. Nella sua mente - dopo mesi d’ospedale a Padova durante i quali i medici gli hanno curato le laceranti ustioni su buona parte del corpo - il 40enne rivede il momento della «buonanotte», la sera prima, e risente il dolore e la sofferenza provati al momento dei soccorsi, quella calda mattina di luglio. Tutto ciò che sta nel mezzo è finito in una voragine dalla quale non salta fuori nulla.

Per Iacovone e il suo difensore non si è trattata di una strage annunciata . E a riprova di questa loro affermazione sono stati portati elementi che tuttavia il legale non ha voluto indicare alla stampa.

La difesa ha poi chiesto al giudice che Iacovone venga trasferito in una struttura diversa da Canton Mombello, dov’è stato portato una volta dimesso dall’ospedale di Padova, la sera di martedì 21 gennaio. 

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