Mais nero camuno: arriva il riconoscimento dell'ecotipo locale

Uno è nero e l’altro giallo. Il primo è d’antica tradizione, l’altro è una scommessa. Per due prodotti della terra camuna - il mais nero spinoso di Esine e lo zafferano valligiano - ci sono novità che fanno ben sperare in uno sviluppo della biodiversità.
Il cereale, coltivato in media Valle in passato e quasi andato perduto, è stato riscoperto negli ultimi due anni, al punto che è ufficiale la sua iscrizione nella sezione «varietà da conservazione» del Registro nazionale delle specie agrarie e orticole. La domanda era stata presentata dall’Università della montagna di Edolo insieme ai Comuni di Esine e Piancogno un anno fa. Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale è arrivato il riconoscimento per l’ecotipo locale che presenta delle caratteristiche che lo rendono unico nel suo genere e quindi degno di tutela. Si tratta di un traguardo che consente la salvaguardia dell’agrobiodiversità nazionale e che arricchisce il patrimonio agro-alimentare della Valle, sancendo la positività di un lavoro di squadra tra agricoltori camuni, Amministrazioni locali e Unimont.
La valorizzazione del mais nero spinoso si pone all’interno di un lavoro che il polo edolese sta portando avanti per incentivare l’agricoltura di montagna, puntando su prodotti unici e di qualità: tra questi c’è anche lo zafferano. Nei giorni scorsi si è svolto a Edolo il secondo tavolo tecnico sullo zafferano, che ha visto la partecipazione di numerosi produttori da tutta Italia per concludere insieme la stagione produttiva 2015-16. Ogni mese l’università svolge delle analisi qualitative sul prodotto valligiano, con consegna dei campioni da parte degli agricoltori direttamente in ateneo. Ora l’idea è di organizzare una sagra o una fiera per esporre e valorizzare lo zafferano camuno.
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