Valcamonica

La Malga Vajuga apre ai turisti: sarà la prima nel suo genere

Firmato giovedì il protocollo per definire gli interventi necessari a rendere «ricettiva» la zona tra Campolaro e Bazena sul territorio di Breno
Malga Vajuga nel Parco dell’Adamello - © www.giornaledibrescia.it
Malga Vajuga nel Parco dell’Adamello - © www.giornaledibrescia.it
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Malga Vajuga, in località Campolaro di Breno, diverrà a tutti gli effetti una «malga ricettiva» nel Parco dell’Adamello. La prima nel suo genere, la pioniera di un nuovo sistema di accoglienza di cui si sente parlare da tempo e che la Comunità montana vorrebbe iniziare a realizzare e promuovere in modo concreto.

L’accordo

È stato firmato giovedì il protocollo d’intesa tra l’ente comprensoriale, in veste di gestore del Parco Adamello, e i Comuni di Breno e Malegno per definire il progetto pilota su malga Vajuga. Da oggi si inizia quindi a definire gli interventi necessari per rendere l’immobile, finora usato solo come alpeggio, adatto all’ospitalità dei turisti, sia per dormire sia per mangiare.

Di proprietà del Comune di Malegno, la malga è situata tra le località Campolaro e Bazena sul territorio di Breno: è una struttura strategica per lo sviluppo di una proposta integrata tra agricoltura e turismo, proprio per la sua ubicazione e per il fatto che negli ultimi anni i suoi ambienti non sono stati utilizzati appieno. «Con il protocollo - spiega il responsabile del servizio Parco Adamello Guido Calvi - poniamo una pietra per la definizione di un percorso di recupero dell’edificio che vede il nostro ente impegnato a perseguire un modello di sviluppo sostenibile della montagna, coniugando ambiente, agricoltura e turismo».

Uno studio del Parco di qualche anno fa individuava la Vajuga quale struttura ideale per divenire una «malga ricettiva», dove poter stimolare un approccio multifunzionale all’attività primaria svolta in malga, per dare una fonte integrativa di reddito alle aziende agricole e promuovere allo stesso tempo alcuni alpeggi quali possibili punti di ricettività sul territorio camuno.

Il prossimo passo sarà la definizione di una collaborazione con l’Università della Montagna di Edolo per realizzare uno schema di gestione degli alpeggi, che miri a contemperare buone pratiche zootecniche e ricettive.

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