Valcamonica

Ex Selca, una montagna di veleni da mettere in sicurezza

La Corbat di Flero, unica partecipante, si è aggiudicata il bando per la messa in sicurezza dei materiali nocivi nell'ex Selca
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Lunedì pomeriggio sono state aperte le buste per l’appalto del progetto di messa in sicurezza dei materiali nocivi stoccati nei piazzali dell'ex Selca di Berzo Demo e in parte sotto i capannoni. Al bando ha partecipato una sola impresa, la Corbat di Flero, che ha proposto un ribasso d’asta del 16% sull’importo base di 185.000 euro (più oneri), per un progetto redatto dall’ingegner Cesare Damiola.

I fondi per la messa in sicurezza sono stati stanziati alcuni mesi fa dalla Regione, che ha messo a disposizione 240.000 euro, riservandosi di recuperarli eventualmente dalla fideiussione. Il ribasso, che assomma a circa 30mila euro, potrebbe essere impiegato per altri interventi nel sito e per questo, nei prossimi giorni, gli amministratori camuni contatteranno il Pirellone per chiedere l’autorizzazione. Prima di procedere con l’aggiudicazione definitiva, occorre espletare alcune formalità burocratiche, ma nel giro di qualche settimana i lavori di copertura dovrebbero iniziare.

L’altro fonte caldo è quello giudiziario: nei giorni scorsi è trapelata la notizia che il curatore fallimentare di Selca, il commercialista brenese Giacomo Ducoli, è indagato per disastro ambientale perché, nonostante i 9 milioni presenti nelle casse del fallimento dell’azienda di Forno Allione, non li avrebbe utilizzati per la bonifica del sito, lasciando le sostanze nocive senza protezione. Il curatore non ha infatti mai ottemperato alle ordinanze, emesse un anno e mezzo fa, dall’allora sindaco Corrado Scolari, che gli intimavano di provvedere alla messa in sicurezza dei capannoni e alla bonifica.

A smuovere le acque in maniera determinate pare sia stata la Commissione bicamerale d’inchiesta sulle Ecomafie, che a metà giugno ha visitato l’area ex Selca, ha acquisito materiali e ascoltato i vari attori coinvolti. L’indagine lascerebbe aperta la possibilità che nel sito siano presenti ben più delle 23mila tonnellate di materiali pericolosi, così com’è sempre stato affermato sinora. 

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