Valcamonica

Cercansi medici di base: in Valcamonica la carenza è strutturale

Nel 2019 sono stati offerti 28 posti, ma solo cinque sono stati assegnati Breno in sofferenza
Medico (foto simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
Medico (foto simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
AA

Cercansi medici di base disperatamente. Una preziosa risorsa che per la Valle sta diventando rara. Nell’ultimo anno sono diverse le comunità andate in crisi: la Valsaviore ha faticato per mesi, Gianico e la bassa Valle sono in difficoltà e oggi è Breno che boccheggia. Inutile cercare colpe: si tratta di una crisi «strutturale» dovuta da una parte alla generale carenza di medici in Italia e dall’altra dalla poca disponibilità a fermarsi in Valle.

Un fenomeno che si è acutizzato di recente, quando un buon numero di medici storici ha raggiunto l’età massima per esercitare (70 anni) e non è stato sostituito se non da sporadici ingressi. E così sarà per almeno quattro-cinque anni. E l’emergenza si riflette anche sulle guardie turistiche, divenute «merce» introvabile, al punto che anche a Ponte di Legno per la prima volta il servizio è stato tagliato (oggi è disponibile solo nei festivi). La situazione. Se a Cevo e Saviore, dopo i malumori per l’arrivo di diversi sostituti rimasti per brevi periodi, la situazione si è risolta con la disponibilità di un medico milanese che ha deciso di passare in Valsaviore l’ultimo scorcio di carriera, in bassa Valle la situazione dovrebbe migliorare presto. Grazie alla possibilità di far lavorare anche gli specializzandi, a Gianico e dintorni sono stati nominati a fine gennaio due giovani professionisti; un terzo, invece, andrà a Saviore.

Resta il problema a Breno, in ambasce da febbraio quando lo storico Giovanmaria Milesi è andato in pensione e gli altri due colleghi lo faranno a breve. Ci sono così circa 1.500 assistiti da distribuire, nessun sostituto e i medici dei paesi vicini non hanno intenzione d’aprire un ambulatorio a Breno.

Prospettive. Tutti si stanno mobilitando, Ats e Comune in primis, ma la soluzione non è ancora alla portata. A marzo e ottobre saranno banditi nuovi concorsi, ma le speranze sono poche visto che nel 2019 sono stati offerti 28 posti e assegnati 5, nel 2018 22 e uno. «Stiamo facendo il possibile per garantire l’assistenza - dice il direttore generale Ats Lorella Cecconami -, abbiamo vagliato tutte le possibilità e chiamiamo ogni giorno per recuperare disponibilità. È un’emergenza nazionale, ma è ovvio che a soffrire di più sono le periferie».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia