Alpinisti morti a Temù, comunità in lutto
«È una tragedia immensa. A nome di tutti voglio esprimere la vicinanza alle famiglie. È un momento difficile, qui ci conosciamo tutti». Con queste parole Roberto Menici, sindaco di Temù, ha commentato la morte di Enrico Zani e Aldo Sandrini, i due alpinisti morti dopo essere stati travolti da una slavina sabato pomeriggio in Val d’Avio, nella Conca di Casola.
Il sindaco ha espresso il cordoglio della comunità ed ha annunciato che nel giorno dei funerali, previsti per martedì, sarà proclamato il lutto cittadino. Sia Zani, sia Sandrini, erano originari di Temù. Il primo, insegnante 53enne, abitava ancora con la moglie Laura e le tre figlie nel centro camuno, mentre il secondo, geometra di 38 anni, si era trasferito a Ponte di Legno, dove viveva con la moglie Loretta e i due figli piccoli.
I due amici erano partiti nel primo pomeriggio di sabato da Temù con gli sci d’alpinismo ai piedi. Si sono inoltrati nei boschi fino a salire in quota in val d’Avio. Qui, a 1.800 metri, sono stati travolti da una valanga con un fronte di almeno 200 metri. Sono stati i familiari a dare l’allarme attorno alle 18.30, preoccupati per il mancato rientro di Enrico e Aldo. Alle loro ricerche hanno partecipato una settantina di soccorritori. Quando sono stati trovati, attorno alle 20, gli alpinisti erano in condizioni disperate, coperti da una spessa coltre di neve. Sono stati rianimati e intubati sul posto e in seguito trasferiti all’ospedale di Edolo, dove sono arrivati verso le 22.30. Qui non hanno superato la notte, nonostante i tentativi dei medici di rianimarli.
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