Due laureate alla Cattolica: «Qui si cresce accompagnati»

«C’è una visione aperta che permette di creare ponti tra ambiti molto diversi». Giada Bianchetti, laureata triennale e magistrale in Fisica alla Cattolica di Brescia, conosce bene il carattere multidisciplinare di Scienze matematiche: nell’ultimo anno di magistrale si è trasferita all’UniCatt Roma per completare il progetto di ricerca per la tesi al Policlinico Gemelli, dove è rimasta per svolgere un dottorato in neuroscienze con curriculum in biofisica.
Pochi mesi fa ha terminato gli studi alla Scuola di specializzazione in fisica medica di Roma e oggi è tornata come assegnista nella sede di Brescia per lavorare a una ricerca a cavallo tra mondo accademico e innovazione industriale.

Si tratta del progetto QuBi (Quantum-based bacteria identification), finanziato dall’Unione europea e nato dalla collaborazione tra la Cattolica e l’azienda bresciana Copan: «Riguarda la rapida identificazione di batteri nei campioni biologici per contrastare la sepsi – spiega Bianchetti –. Nel caso di infezioni di questo tipo ogni minuto che passa può essere importante, ma le tecniche attualmente disponibili richiedono dei tempi abbastanza lunghi».
Una ricerca che sfrutta la fisica dei quanti: «La proposta è utilizzare le spettroscopie quantistiche, che hanno una sensibilità molto maggiore, per identificare questi batteri quando la loro concentrazione nei campioni biologici è molto bassa, ovvero nelle fasi precoci dell’infezione in cui è importante individuare il patogeno per avviare una terapia». Per Bianchetti «un enorme punto di forza» della facoltà è «il rapporto di crescita e accompagnamento dal punto di vista scientifico, molto curato».
Un aspetto sottolineato anche da un’altra ex studentessa, Chiara Lazzeri, laureata in Matematica in triennale – con curriculum informatico – e in magistrale: «L’università è stata utilissima così come l’ambiente, che ha fatto la differenza», dice Lazzeri, che oggi si occupa di consulenza informatica in una società di Milano.

«I professori – testimonia – erano molto disponibili e tra studenti avevamo creato una bella comunità: sono molto contenta, l’università ha fatto la differenza anche dal punto di vista della crescita personale».
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