Cultura

Zehra Dogan, l'arte libera oltre le sbarre dell'ingiustizia

Inaugurata la mostra delle opere realizzate dall'artista mentre era detenuta nelle prigioni turche
UNA MOSTRA DALLE CARCERI
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L'umanità che si erge al di sopra dell'ingiustizia. L'arte che trova in entrambe il terreno fertile per gettare radici. Lo spazio di una cella che si trasforma in un trampolino di libertà. Una prima carica di emozione quella bresciana che ha salutato le opere dell’artista curda Zehra Dogan (1989) esposte a Santa Giulia nella mostra «Avremo anche giorni migliori. Zehra Dogan. Opere dalle carceri turche».

L’esposizione (che rientra tra le iniziative del Festival della Pace), come ha spiegato il direttore della Fondazione Brescia Musei, Stefano Karadjov, che l’ha presentata insieme all’assessore alla Cultura e vicesindaco Laura Castelletti e al presidente del Consiglio comunale di Brescia Roberto Cammarata, rappresenta la prima mostra a livello internazionale dedicata all’opera della giovane giornalista e artista nota in tutto il mondo per il suo attivismo femminista e per il coraggioso lavoro di informazione e denuncia sul regime oppressivo turco.

Tutte le sue 60 opere sono state create all’interno di un carcere turco durante la prigionia per l’accusa di propaganda terrorista: un disegno inviato via Twitter.

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