Cultura

Vittoriale: una stagione super, +3,5% di pubblico

Norah Jones la più vista al festival. Guerri: «Abbiamo raggiunto il top delle possibilità»
Pienone. Cresce anche l’«internazionalità» degli spettatori
Pienone. Cresce anche l’«internazionalità» degli spettatori
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«Con questa edizione, Tener-a-mente ha raggiunto la pienezza delle sue possibilità». È la dichiarazione, di laconica esaustività, con cui Giordano Bruno Guerri, presidente della fondazione «Il Vittoriale degli Italiani», ha inquadrato l’ottava stagione musicale ospitata alla casa gardesana di Gabriele D’Annunzio. Di motivi per gioire, la direttrice Viola Costa e i suoi collaboratori ne hanno parecchi. Innanzitutto, perché pareva impossibile fare meglio dello straordinario 2017; e invece i numeri dicono che c’è ulteriore crescita, a conferma di un trend che dura dalla prima stagione: quest’anno l’incremento è stato del 3,5 % (lo scorso, fu addirittura del 60%), sia pure con 3 spettacoli in meno (14 contro 17), e con un indice di riempimento medio dell’anfiteatro che è ormai del 100%.

Ben 9 sono stati gli appuntamenti che hanno fatto registrare il sold-out, con la cantautrice newyorkese Norah Jones un gradino sopra tutti in termini di presenze, mentre le piazze d’onore sono state appannaggio dei formidabili scozzesi Franz Ferdinand, del «principe» Francesco De Gregori e (a pari merito) del funambolico chitarrista inglese Jeff Beck.

La Costa sottolinea, e fa bene, la grande bellezza di due concerti singolari, quelli dei californiani The Dream Syndicate e della londinese Anna Calvi, definiti «piccoli gioielli di nicchia dell’offerta artistica di quest’anno»: sono stati davvero - aldilà del relativo successo di pubblico - live di notevole impatto. D

Confermata in pieno anche l’internazionalità della kermesse: se la provincia di Brescia e quella di Roma hanno fatto in chiave tricolore la parte del leone, ben 31 sono stati i Paesi rappresentati tra gli spettatori, con la Germania che recupera il secondo posto (dietro l’Italia, ça va sans dire) ai danni della Gran Bretagna. La palma del concerto più esotico se l’è guadagnata il britannico Ben Howard, che ha avuto pubblico dall’Australia, dall’Argentina e perfino dalla caraibica Isola di Anguilla.

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