Cultura

Superdownhome con Nine Below Zero: «La nostra America è qui»

Beppe Facchetti racconta la straordinaria avventura statunitense del bravo duo bresciano
Beppe Facchetti ed Henry Suada: il loro blues è ammirato negli Usa - Foto © www.giornaledibrescia.it
Beppe Facchetti ed Henry Suada: il loro blues è ammirato negli Usa - Foto © www.giornaledibrescia.it
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La musica del diavolo. Le serate sul delta del Mississippi. Un disco antologico in arrivo, uno di inediti all’orizzonte. Un video con i Nine Below Zero, tra le massime espressioni del "british blues". L’inizio d’anno dei bresciani Superdownhome (Henry Sauda a voce, chitarra e ammennicoli vari; Beppe Facchetti a batteria e percussioni), è di quelli da ricordare.

Avevamo lasciato il raffinato power duo, latore di una proposta blues che sposa tradizione e innovazione, alla vigilia di una trasferta americana, guadagnata vincendo le selezioni italiane dell’International Blues Challenge che si svolge ogni anno a Memphis, lungo la leggendaria Beale Street; li ritroviamo reduci dall’esperienza a stelle e strisce, con altri traguardi raggiunti e lo sguardo proiettato nel futuro. Andiamo con ordine, facendoci guidare da Beppe Facchetti. Beppe, com’e stata l’America dei Superdownhome? Oltre le nostre aspettative. Non tanto per il contest di Memphis (nel quale non hanno sfigurato, uscendo in semifinale, ndr.), che alla fine è stato solo uno dei momenti del viaggio, quanto per le porte che si sono aperte. Abbiamo suonato a Clarksdale, nel locale del grande armonicista Watermelon Slim, e poi a New Orleans, chiamati da un organizzatore che ha assistito al nostro live in Tennessee. Abbiamo ascoltato musicisti bravissimi, conosciuto posti e gente nuova. A New Orleans, pur senza averlo previsto, abbiamo registrato i brani di un disco che dovrebbe uscire  a fine anno, con una produzione locale di altissimo livello. Oltre al manager Giancarlo Trenti, nella trasferta vi ha accompagnati il videomaker Ronnie Amighetti... A me piace raccontare, ma oggi un’esperienza come questa non può prescindere dalle immagini, fisse e in movimento.

A proposito di immagini: appena tornati in Italia avete girato un video con i Nine Below Zero, con cui avete inciso una versione di "Homework", standard che è tra i loro cavalli di battaglia, come lo fu in passato di Otish Rush e Fleetwood Mac. Com’è avvenuto l’incontro? Abbiamo aperto i loro live in alcune date italiane. Così, abbiamo avuto modo di sottoporre a Dennis Greaves e Mark Feltham dei NBZ l’idea di «Homework», fatta alla nostra maniera: è piaciuta, e allora siamo andati in studio e poi abbiamo girato un video ad hoc.

La canzone entrerà nel nuovo album? No, sarà nella raccolta che pubblichiamo in occasione del Record Store Day del 18 aprile, appuntamento voluto da alcune case di produzione per premiare i negozi che ancora "resistono" a vendere vinili e cd. Per questa occasione la Warner ha deciso di regalarci una stampa eccezionale in 33 giri e cd: non essendo pronti con i brani registrati in America, abbiamo immodestamente pensato a un "best of" della nostra produzione precedente. Il brano inciso con Greaves e Feltham sarà la ciliegina sulla torta, che porteremo in anteprima a Brescia, a fine aprile. Tornerete a esibirvi oltreoceano? Ci contiamo. Ma, per il momento, la nostra America è qui

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