Cultura

Sul Garda la casa che racconta il grande Settecento veneziano

Da collezione a museo: ora disponibili al pubblico le opere raccolte in 50 anni dall’imprenditore Sorlini
La Galleria. Il grande ambiente d’accesso alle sale, con alcuni dipinti della collezione e uno dei preziosi lampadari in vetro di Murano
La Galleria. Il grande ambiente d’accesso alle sale, con alcuni dipinti della collezione e uno dei preziosi lampadari in vetro di Murano
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«La cultura fa bene al mondo, e l’arte è un bene che deve essere messo a disposizione del pubblico. Era la volontà di nostro papà, e per questo abbiamo speso energia e capitali perché con la nostra collezione questo potesse avvenire».

A parlare è Stefano Sorlini, presidente della Fondazione che porta il nome del padre Luciano, imprenditore e collezionista scomparso nel 2015, e che dal 31 marzo apre al grande pubblico la dimora di Carzago di Calvagese della Riviera e gli oltre 180 dipinti in essa contenuti, soprattutto opere del Settecento veneziano (Tiepolo, Ricci, Longhi, Guardi, Canaletto, Carriera) e lombardo (Celesti, Ceruti) ma anche indietro fino al Rinascimento (Bellini, Savoldo, Palma) e al Trecento dei «fondi oro».

Un vero e proprio museo (partirà l’iter per il riconoscimento ufficiale) distribuito su una superficie di circa mille metri quadri, lungo i quali i 154 dipinti di proprietà della Fondazione nata nel 2000, più i 29 rimasti agli eredi e lasciati in deposito, racconteranno una storia di passione per l’arte lunga mezzo secolo.

Erano gli anni Settanta, infatti, quando Luciano Sorlini, classe 1925 e origine camuna, si trasferì con la famiglia a Calvagese, dove aveva impiantato nel 1960 il proprio stabilimento attivo nel settore aeronautico, acquisendo il palazzo seicentesco già Buzzoni e poi Bruni Conter. La passione per la pittura antica e in particolare per quella del Settecento veneto lo avviò alla formazione della collezione con dipinti, mobili e oggetti d’arredamento (come i tre grandi lampadari in vetro di Murano nella grandiosa galleria d’accesso) che vennero distribuiti, oltre che nella dimora di Carzago, anche nel palazzo Grimani sul Canal Grande e nel castello di Montagnana Vicentina, acquistati nel frattempo. Opere e oggetti ora riuniti nell’unica sede bresciana, territorio con cui il «signor Luciano», come veniva chiamato da collaboratori e dipendenti, si è sempre identificato.

«Non è stato facile "stringere" tutte queste opere in un solo percorso - spiega il conservatore del museo, Stefano Lusardi - per il quale abbiamo scelto, piuttosto che una sequenza cronologica, quella del racconto della nascita della collezione».

Si parte quindi dalla Galleria con le grandi opere del Settecento veneziano («La Verità svelata dal Tempo» di Sebastiano Ricci, «L’angelo della Fama» di Giambattista Tiepolo, tra gli altri) per passare poi nella Stanza di Pietro e Alessandro Longhi con le godibilissime scene di genere («L’allegra compagnia», «La polenta» di Pietro, il «Ritratto di Francesco Grimani» di Alessandro) e nella Saletta dei paesaggi (di Ricci, Canaletto, Zais, Carlevarjs e Bison).

Si retrocede nel tempo con la Stanza della pittura barocca del Seicento (la «Santa Edvige di Polonia» di Celesti, e opere di Maffei e Mazzoni) per passare nel grande Salone di Diana che prende il nome dal raro telero mitologico di Giacomo Ceruti («Diana scoperta da Atteone») dal milanese palazzo Arconati Visconti. Nella Sala del Giambellino, la «Madonna col Bambino» di Giovanni Bellini rappresenta il mutamento del gusto collezionistico di Sorlini, che tra le opere del primo Cinquecento acquisì anche una «Madonna» di Bramantino, il «Riposo durante la fuga in Egitto» di Savoldo, e (nelle sale successive) la «Sibilla» di Palma il Vecchio, la «Giuditta» di Palmezzano, la «Natività e Santi» di Callisto Piazza.

Dallo Studio di Luciano Sorlini si entra nel cuore della dimora privata, dove l’imprenditore lavorava accanto a opere di Sustris e delle scuole di Veronese e Tintoretto. Ecco i «fondi oro»di Panzano e Starnina che dialogano con la «Pietà» di Nicoletto Semitecolo del 1367, l’opera più antica della raccolta. Tra gli altri pezzi prestigiosi, la «Vecchia» e il «Bravo»di Ceruti nella Sala del Pitocchetto, da cui si accede alla Biblioteca d’arte (con l’archivio consultabile su richiesta) e il Salone di Francesco Guardi con il ciclo della «Vita di Giuseppe Ebreo». «L’apertura del nuovo Museo è la dimostrazione di cosa può realizzare l’imprenditoria intelligente - conclude Stefano Sorlini - in un percorso virtuoso lungo cinquant’anni che dallo studio è passato al recupero e ora alla valorizzazione delle opere d’arte. Ci rivolgeremo anche ai gruppi e alle scuole, perché la cultura fa bene al mondo».

Il MarteS (acronimo di Museo d’arte Sorlini) si trova a Carzago di Calvagese della Riviera. Sarà aperto dal mercoledì alla domenica nei seguenti orari: 9-15 dal 16 settembre al 14 giugno; 10-18 dal 15 giugno al 15 settembre. La collezione è visitabile solo con visita guidata (durata 50 minuti) al costo di 10 euro. Per gruppi sopra le 15 persone è necessaria la prenotazione. Info: 030-5787631, www.museomartes.com.

 

 

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