Cultura

Scotuzzi: «In corsa per il David e sul set con la pellicola»

Il regista bresciano con il collega Brusa racconta i progetti «Magic Alps» ed «Il muro bianco»
Al lavoro: Brusa e Scotuzzi sul set - Foto Lucia Vinaschi
Al lavoro: Brusa e Scotuzzi sul set - Foto Lucia Vinaschi
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Sono tornati sul set, stavolta per vivere un’esperienza audace e ormai rara: l’uso della pellicola. E mentre i ciak sono per «Il muro bianco», un nuovo promettente cortometraggio, i registi Andrea Brusa e Marco Scotuzzi, già pianificano l’esordio futuro nell’ambito dei lungometraggi.

«Il nostro ultimo corto, "Magic Alps", è pronto per "trasformarsi" in un lungo - anticipa Scotuzzi, trentacinquenne originario di Manerbio -. Abbiamo, infatti, completato la stesura della sceneggiatura di un film che parte dalla stessa vicenda, per affrontarla con più ampio respiro. Adesso comincia l’iter della ricerca dei fondi».

Ispirato alla storia vera di un profugo afghano giunto in Italia con la sua inseparabile capra, «Magic Alps» vede protagonista Giovanni Storti ed è entrato in questi giorni nella selezione ufficiale dei David di Donatello. Vanta 77 partecipazioni a festival internazionali (14 del circuito Oscar, contando anche l’imminente al Flickrfest di Sydney) con 28 premi vinti, l’ultimo a Hollywood: una menzione speciale dell’AFI Fest, prestigioso concorso dell’American Film Institute; da gennaio si potrà vedere su Rai Cinema Channel, che ne ha acquistato i diritti. Insomma, un 2018 davvero entusiasmante, in chiusura del quale Scotuzzi ha raccontato al nostro giornale i dettagli del nuovo progetto in corso, a partire da un proclama: «C’è un filo conduttore nel nostro cinema: ci ispiriamo a storie vere di esseri umani che, messi sotto pressione, si scoprono solidali con il prossimo».

Marco, qual è l’innesco reale del nuovo corto? Un’infanzia accerchiata da regole paradossali come «vietato appendere disegni» e «mantenere la distanza di un metro dai muri». Furono imposte agli alunni di una scuola elementare toscana, a causa dell’amianto rilevato nelle pareti.

Come è stato far recitare i bambini? Più facile del previsto. Vincente la strategia di scartare ai casting quelli troppo spinti dai genitori, prediligendo chi era motivato dalla voglia di prendere il cinema come un nuovo gioco.

Accanto a loro ci sono attori adulti professionisti? Sì: Sebastiano Filocamo (già diretto da Bellocchio e Munzi), l’attrice teatrale Anna Coppola e Laura Tombini (già nel nostro corto «Respiro»).

Da dove nasce il desiderio di girare in pellicola? Andrea ha conosciuto al Festival di Aspen i responsabili della Kodak, che offrivano condizioni favorevoli, così abbiamo investito i 2.500 dollari del premio vinto in pellicola.

Cosa ricorderete di questa esperienza? La sensazione, attesa, di avere un limite (26 bobine da 144 metri di pellicola 35 millimetri). Le scelte stilistiche dettate dal supporto, come la sfida di realizzare tanti lunghi piani-sequenza. Non ultima, la fortuna di essere in due: uno può controllare il monitor mentre l’altro dirige gli attori.

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