Sacro al femminile: tre allievi di Moretto in mostra al Diocesano

Tassello complementare del percorso della mostra «Donne nell’arte. Da Tiziano a Boldini» (in corso a Palazzo Martinengo Cesaresco di via Musei 30), ma anche ideale punto di partenza per la riscoperta del patrimonio artistico del Museo Diocesano di Brescia.
Inaugura quest’oggi, sabato 12, la mostra «Sacro al femminile. Opere degli allievi di Moretto», che mette in fila 13 tele - provenienti in larga parte da collezioni private bresciane - dei pittori Francesco Ricchino (1509/1513-1573), Agostino Galeazzi (1523 - 1576/1579) e Luca Mombello (1518/1520-1594/1595), per approfondire la tematica della raffigurazione femminile nella pittura a soggetto sacro.
Muse ispiratrici, eroine in grado di cambiare il corso della storia, madri, personificazioni allegoriche di vizi e virtù: se la mostra in corso nello spazio espositivo della Provincia documenta come la raffigurazione della donna abbia rivestito un ruolo di primo piano nella nell’arte italiana dal Rinascimento alla Belle Époque, la tappa allestita nel complesso cinquecentesco di San Giuseppe, sede del Museo, pone invece l’accento sulla centralità della figura femminile nel contesto della rappresentazione di ambito sacro.
Un campo d’indagine, quest’ultimo, a cui è ascrivibile la stragrande maggioranza delle (poche) opere note dei tre allievi bresciani del ben più noto Maestro del primo Rinascimento, Alessandro Bonvicino detto il Moretto. Qualche esempio tra quelli visibili in mostra: di Mombello, che fu anche abile intagliatore e doratore di cornici, sono l’«Immacolata e Dio Padre», «La conversione della Maddalena», l’«Incoronazione della Vergine con l’allegoria della Pudicizia e dell’Umiltà» e «La presentazione di Maria al tempio».

Sempre di quest’ultimo è anche lo «Sposalizio mistico di santa Caterina», che presenta la cornice originale ascrivibile alla mano dallo stesso artista. Di Ricchino è presente una sola tela: la «Madonna con Bambino» proveniente dalla sacrestia della Chiesa di San Giorgio di Bovegno. Infine, di Galeazzi sono alcuni dipinti come la «Sacra famiglia con san Giuseppe e san Giovannino», l’iconografia del «Noli me tangere», ma anche la pala d’altare raffigurante la «Madonna col Bambino e le sante Cecilia e Caterina e due committenti», che un tempo dominava l’altare della nobile famiglia bresciana Luzzago nella Chiesa San Pietro in Oliveto, prima di trovare posto nel Palazzo Vescovile di Brescia.
«Un’opera giovanile, datata 1552, che torna nuovamente visibile 118 anni dopo la sua ultima apparizione in pubblico, avvenuta nel 1904 all’Esposizione Nazionale Bresciana», commenta Davide Dotti, curatore di entrambe i progetti di mostra allestiti fino al 12 giugno.
«Si tratta di un’occasione per fare il punto della situazione attribuzionistica sui lavori licenziati da Galeazzi, Mombello e Ricchino. Di Galeazzi, ad esempio, ad oggi sono note 15 sole opere, di cui 3 inediti si trovano in questa sede», precisa il curatore.
Simboli
Per favorire una maggiore comprensione della simbologia floro-faunistica racchiusa in ciascuna opera, il percorso è corredato da panelli esplicativi. «Madonne e Sante la cui sacralità si riverbera nell’ambiente terreno che le circonda, rendendole di fatto molto contemporanee», nota Mauro Salvatore, direttore del Museo Diocesano cittadino.
Mentre Nicoletta Bontempi, nella doppia veste di presidente di Fondazione Provincia Brescia Eventi e del Museo Diocesano, ha ribadito l’importanza «di creare rete e connessioni tra diverse realtà culturali del territorio». E proprio in quest’ottica l’ingresso all’esposizione e alla collezione permanente del Museo (composta da codici miniati, oreficeria e tessuti, oltre che da dipinti e sculture) sarà gratuito presentando alla casse il biglietto della mostra «Donne nell’Arte». In alternativa: prezzo intero 6 euro, ridotto 3 euro.
La mostra sarà visitabile fino al 12 giugno, in via Gasparo da Salò 13, orari: 10-12 e 15-18, chiuso il mercoledì. Disponibile il catalogo edito da Silvana editoriale (80 pagine a colori).
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