Cultura

Lo sguardo affilato e poetico di Franco Matticchio

Alla Galleria dell’Incisione le opere del grande illustratore in un allestimento dal titolo «Ho dimenticato l’ombrello»
L’inconfondibile segno di Matticchio, in questa tavola che omaggia Magritte  © Franco Matticchio
L’inconfondibile segno di Matticchio, in questa tavola che omaggia Magritte © Franco Matticchio
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Franco Matticchio (Varese, 1957) torna ed esporre in città alla Galleria dell’Incisione, dove da molti anni è di casa, con la mostra «Ho dimenticato l’ombrello», in programma fino al prossimo 8 marzo.

Le opere sviluppano un racconto per immagini che permette una suggestiva fuga nel mondo inventato, così vicino e così lontano, in cui Matticchio riesce ad accompagnarci col garbo del suo linguaggio grafico libero, sempre sospeso tra realtà e immaginazione. Un mondo percorso da atmosfere surreali, tanto vicine alle soluzioni incongrue e stranianti proposte da Magritte, e che, allo sguardo più attento, si svela contenitore di significati misteriosi e ambigui, celati con intelligenza anche nelle soluzioni più irriverenti e ironiche.

 

L'ombrello nelle zampe di un orso © Franco Matticchio
L'ombrello nelle zampe di un orso © Franco Matticchio

 

La sua forza espressiva questa volta è tutta dedicata a quell’ombrello nero, vero e proprio oggetto-personaggio, che non di rado ha trovato posto nelle sue storie. Un semplice ed elegante ombrello nero, dall’aspetto un po’ retró, presente come comprimario o semplice spettatore di varie situazioni intrise di umorismo o inattesa poesia, ma anche di non banali rimandi simbolici e filosofici. Questa recente promozione al ruolo di protagonista lo spinge al centro di una serie di avventure di segno diverso.

 

 

 

Approfittando della distrazione del suo proprietario, l’ombrello dimenticato pare avere riconquistato la sua libertà, e così, quasi umanizzato dal tratto minimo ma potente dell’autore, eccolo a spasso per il mondo, appoggiato ad una parete in un cinema vuoto o sotto al fascio di luce di un lampione, oppure scordato surrealmente su un tavolo da biliardo o dentro una vasca da bagno, agganciato a un canestro, abbracciato da un orso o appeso a una nuvola magrittiana. Dunque immerso in scene di apparente ordinaria quotidianità o nel silenzio metafisico di ambienti svuotati da ogni altra presenza, che puntualmente svelano l’insolito, l’imprevedibile, il paradossale, strappando sorrisi, ma suscitando a tratti anche malinconie e confusione.

 

Una delle tavole in mostra © Franco Matticchio
Una delle tavole in mostra © Franco Matticchio

 

In un dialogo che nasce dalla vicinanza semantica dei temi trattati e svela una netta sintonia di atmosfere e sensibilità, la mostra affianca alle opere di Matticchio un gruppo di lavori di Gigi Fasser (Brescia 1934-1999), le dieci tavole originali a china ed acquerello di «Piove sul bagnato. Dieci idilli umidi» datate 1996 e raccolte in una cartella da Grafo Edizioni insieme a tre dipinti a olio dedicati al tema della pioggia.

 

 

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