Cultura

Elena Traversi: «Per me il canto è entrare nella gioia»

Per la cantante lirica bresciana una carriera in luminoso crescendo: ora tappe a Lubiana e Napoli
La bresciana Elena Traversi, mezzosoprano/contralto - © www.giornaledibrescia.it
La bresciana Elena Traversi, mezzosoprano/contralto - © www.giornaledibrescia.it
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Ha l’oro in bocca Elena Traversi, mezzosoprano/contralto bresciano. Voce brunita, piena, risonante, rara. L’intensità del suo suono rispecchia una piena consapevolezza, profondità di intenzioni, gesti e accenti. Alle voci più acute (soprani e tenori), sono destinate ovazioni e riflettori, tripli salti mortali, acuti strappa-applausi, la stoccata finale; le voci più gravi preparano il terreno, tracciano i confini, colorano la scena, edificano la struttura, appoggiano la palla sul dischetto del rigore.

«La cosiddetta "seconda parte" è un ruolo che prediligo» precisa Elena, cantante bresciana dalla luminosa e crescente carriera: «Ogni personaggio teatrale è la tessera di un meraviglioso puzzle, gravemente incompleto senza la presenza anche di un solo elemento. Per molti versi i ruoli meno appariscenti sono i più difficili: mentre la voce dei protagonisti principali ha tempo di maturare nel corso della recita, noi protagonisti secondari in sole poche battute dobbiamo materializzare un mondo. Se da un lato non viviamo lo stress delle star, dall’altro creiamo il contesto che sa rendere la serata memorabile. Una carriera complicata, ma ricca delle medesime soddisfazioni dei grandi divi».

Elena Traversi da vent’anni canta ovunque in Italia e all’estero (Opera di Francoforte, Madrid, Francia), ha lavorato con importanti maestri (De Burgos, Chung, Frizza, Santi, de Bernart, Dantone) e registi (Ronconi, Vick, Abbado); in dicembre aprirà la stagione del Teatro San Carlo di Napoli nella «Dama di Picche» di Ciaikovski, unica italiana in mezzo a soli colleghi russi e dell’Est; nel dvd di «Norma», appena pubblicato da Bongiovanni, con la direzione di Andrea Battistoni, interpreta Clotilde al fianco di Mariella Devia. È in partenza per Lubiana: sarà Flora nella celebre «Traviata» del Regio di Torino (quella «degli specchi» di Henning Brokhaus), diretta da Donato Renzetti.

Qual è stato il suo percorso artistico?
Ho frequentato il Conservatorio un po’ tardi, a 26 anni, nella classe di Ida Bormida, in seguito ho studiato con un grandissimo maestro, Alain Charles Billard, l’insegnante di Sonia Ganassi e di Anna Caterina Antonacci. Poi Carlo Maria Giulini mi ha scelta per la «Messa in Si minore» di Bach e nel 2000 a Cesena ho fatto Suzuki nella «Madama Butterfly»: lì è partita l’avventura.

È difficile ogni volta cambiare scrittura vocale e caratteri?
Per me il canto è innanzitutto la possibilità di entrare nella gioia, non tanto l’occasione di una performance. Rimpicciolire, quasi eclissarsi, per accogliere una bellezza che ci oltrepassa da ogni parte. Il fatto teatrale è un tutto unico, magnifico e indivisibile, un’apertura a una sovrabbondanza. Certo, amo anche i personaggi principali, come Carmen, Dalila, Rosina, Isabella. Ho cantato pure molto Barocco e musica moderna e contemporanea (Britten, Berio, il bresciano Tessadrelli). Sento congeniale l’opera russa, quei colori e quelle passioni (in aprile, a Bologna, nell’Evgenij Onegin ho riscosso un grande successo). In autunno vesto i panni di Clori al Teatro Verdi di Salerno, in una superba Cantata di Scarlatti.

 

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