Cultura

Con una scatola di panettone Marco Foglia sbanca l'Edition 365

Il fotografo bresciano descrive l'idea di partenza della foto vincitrice del concorso indetto dal British Journal of Photography
La foto vincitrice del British journal of photography realizzata dal bresciano Marco Foglia
La foto vincitrice del British journal of photography realizzata dal bresciano Marco Foglia
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Marco Foglia è un fotografo professionista, ma la foto nominata tra le vincitrici del concorso internazionale «Edition 365» indetto da «1854» e dal British Journal of Photography è stata scattata con una scatola di panettone. Si intitola «Brescia: six months in a can», ovvero «Brescia: sei mesi in barattolo», e rappresenta - letteralmente - sei mesi di viale della Bornata in un solo scatto. L’opera finirà all’asta in un formato particolare: un file ad alta risoluzione, con un certificato che attesta l’unicità del documento.

Quella reale e fisica è stampata su una carta così fragile che non resisterebbe alla luce. «La proteggo in una scatola, da me». Da una scatola ad un’altra scatola, insomma. A spiegarci di cosa si tratti e come abbia scattato quest’immagine così peculiare è proprio il suo autore, fotogiornalista collaboratore dell’agenzia NewReporter.

Marco: qual è la storia dietro allo scatto?

Era inizio marzo 2020, gli albori della pandemia. Da fotografo professionista potevo documentare le situazioni più rischiose dal punto di vista sanitario, oppure il mio quotidiano. Io volevo qualcosa di diverso. Ho messo nella scatola di un panettone una vecchia carta chimica da camera oscura, con l’idea di scattare una solarigrafia in grado di rappresentare il tracciato solare di un dato periodo. Non sapevo ancora quanto sarebbe durato il lockdown, e alla fine lo scatto continuo è durato sei mesi. Concettualmente volevo racchiuderci una quantità lunghissima di tempo, inserendo ogni ambulanza e ogni elicottero transitati in viale della Bornata, ogni istante di ciò che ha passato la città.

Da dove hai preso l’ispirazione?

Durante un corso di fotogiornalismo scoprii il lavoro di Hiroshi Sugimoto, che scattò una foto di una pièce teatrale della durata dell’intero spettacolo.

Vincere il concorso è stata una sorpresa?

Un terno al lotto: il British Journal of Photography è la rivista di settore più antica al mondo. Probabilmente hanno scelto la mia opera conoscendo la situazione italiana a inizio pandemia. L’ho inviata loro a luglio del 2021. Me ne sono poi dimenticato, fino a quando nelle scorse settimane ho ricevuto una mail in cui mi si chiedeva di inviare le informazioni relative allo scatto perché stava scadendo il tempo, e la mia immagine era tra le vincitrici.

Cosa hai provato?

Una dualità di sentimenti: da una parte sono un professionista, scatto immagini con attrezzature sofisticate. Quando ho scoperto di aver vinto con una foto realizzata con una scatola di panettone ho pensato di essere l’unico al mondo! Una cosa assurda. Un po’ uno smacco. Poi, ripensandoci, mi sono reso conto che in quella fotografia c’è il mio modo di vedere il mondo, il mio modo di sentirlo, più che in tante altre. Per me l’immagine ha un che di catartico: in pandemia ho vissuto una tensione particolare vivendo in viale Bornata, un luogo di passaggio di ambulanze. Eravamo tempestati di sirene giorno e notte. La foto rappresenta tutto questo e anche di più: non sapevo nemmeno se sarebbe uscita, la carta era lì nella scatola e sarebbero potute succedere un sacco di cose. Ma non era importante: aveva senso anche solo il fatto che fosse lì. Era un punto fermo, per me, che ero in casa senza lavorare. Quando ho scoperto che è stata riconosciuta come opera valida, mi sono semplicemente sentito felice. Il mio modo di percepire il mondo aveva un senso.

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