Cultura

Che cos'è l'infodemia: le risposte nel docu-cast anche bresciano

Su Amazon Prime Video «Infodemic», opera "no carbon" con tanti contributi bresciani. Parmitano tra le voci
Sul ghiacciaio del Bernina la crew e i protagonisti di «Infodemic» al termine delle riprese del documentario
Sul ghiacciaio del Bernina la crew e i protagonisti di «Infodemic» al termine delle riprese del documentario
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Ottantasei minuti per conoscere un problema tanto attuale quanto complesso ed instillarne riflessioni in un pubblico ampio: ecco «Infodemic: il virus siamo noi». Già fruibile su Amazon Prime Video, è un «docu-cast» - un ibrido fra documentario e podcast - che parla molto bresciano e tratta appunto l’infodemia.

Ovvero? «La circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, spesso non vagliate con accuratezza, che rende complicato orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà d’individuare fonti affidabili», come recita la definizione richiamata al «play» della pellicola. In campo, o meglio, dietro la camera, tanti bresciani della casa di produzione Rawspektiv di via Milano in città: ne fanno parte il fondatore Lorenzo Invernici (direttore della fotografia), Alberto Seghezzi (nel ruolo inedito di regista per un doc), gli editor audio e video Simone Saleri e Giovanni Grossi, l’operatore Paolo Alfieri e l’assistente di produzione Francesca Borrello, che si sono poi avvalsi della collaborazione di Mattia Castiglia e Andrea Sestu.

Una crew, questa, chiamata da Matteo Foresti - deus ex machina dell’intero progetto - per il girato, che ha come protagonisti nonchè autori l’astrofisico bergamasco Luca Perri e lo youtuber tarantino Barbascura X: due divulgatori scientifici, i quali incontrano qua e là per l’Italia un network di esperti per combattere alcune fake news.

Preziosi, al proposito, i contributi dell’astronauta Luca Parmitano e di Adrian Fartade per esaminare l’ipotesi del falso allunaggio del ’74, la lente del biotecnologo Stefano Bertacchi sulle bufale degli Ogm e il volto autorevole della giornalista Roberta Villa per esaminare l’esplosione della paura per i vaccini.

Un’onda anomala

«Siamo sommersi di numeri, voci, immagini... anche contrastanti fra loro» dice Perri, raccontando l’origine di «Infodemic»: «È un’onda anomala, quasi incontrollabile. Ce ne siamo accorti con la pandemia e proprio da lì è partito il nostro viaggio-riflessione». Così le bare trasportate dai militari a Bergamo nel lockdown diventano una chiave per aprire con Massimo Polidoro e Alessandro Masala un vaso di pandora della comunicazione da sempre esistente, ma che, oggi più di ieri, appare tabù con il mondo iperconnesso.

«Adottiamo perciò un linguaggio semplice, recepibile soprattutto dalle nuove generazioni - prosegue Perri -. E non manca chi vuol già rendere il nostro lavoro uno strumento didattico».

Ma c’è di più: presa coscienza della «febbre» della Terra dovuta all’inquinamento umano con Laura Parisi (team leader Bce), la successiva visita sul ghiacciaio del Bernina con la climatologa Serena Giacomin dà il la alla produzione per un’azione concreta di salvaguardia dell’ambiente (altro tema-oggetto dell’infodemia). «Il documentario è "no carbon"» dice Seghezzi: «Compensiamo la Co2 prodotta per realizzarlo con 91 alberi piantati dalla startup fiorentina Treedom. E chiunque può contribuire ad ampliare la foresta».

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