Cultura

Brescia Photo Festival, guida alle mostre in Santa Giulia

Nove delle diciannove esposizioni di quest’anno, in via Musei: straordinarie per quantità e qualità
Dalla collezione di Donata Pizzi «Autoritratto con mia madre» // courtesy of ANNA DI PROSPERO - © www.giornaledibrescia.it
Dalla collezione di Donata Pizzi «Autoritratto con mia madre» // courtesy of ANNA DI PROSPERO - © www.giornaledibrescia.it
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C’è un che di sottile riparatoria provocazione nel fatto che proprio al Museo di Santa Giulia, nel plurimillenario complesso monastico femminile longobardo, dal 2 maggio all’8 settembre il Brescia Photo Festival intitolato «Donne» ha riunito la quintessenza dell’espressione fotografica dell’universo femminile. Quasi una catarsi d’un luogo in cui manzonianamente si colloca la clausura forzata di Ermengarda come ripudiata moglie di Carlo Magno s’incarna nella straordinarietà - per quantità e qualità di contenuti femminili - di nove mostre che qui spazieranno dalla proto-fotografa Julia Margaret Cameron al nudo; dalla fotografia d’autrice agli autoritratti e alle videobiografie di regine dell’obiettivo curati di Giovanni Gastel; fino al globalizzato progetto dell’«Atlante della bellezza» di Mihaela Noroc. E piace immaginare che in questa sezione della terza kermesse cultural-fotografica di Comune, Provincia, Fondazione Brescia Musei e Macof-Centro della fotografia italiana spirino aria di affermazione identitaria artistica di genere, ed echi di moderno ribellistico #metoo e Time’sUp. I titoli aiutano a chiarire: «Da Man Ray a Vanessa Beecroft. Donne davanti all’obiettivo»; «Dietro l’obiettivo. Fotografe italiane 1965-2018»; «Autoritratto al femminile»; la videoinstallazione «Parlando con voi»; «Mihaela Noroc. The Atlas of Beauty»; «Julia Margaret Cameron»; «Elisabetta Catalano. Ritratti dell’arte»; «Dea. La Vittoria alata dalle immagini d’archivio a Galimberti»; «VBSS.002, Vanessa Beecroft».

Donne di fotografia, dunque, oltre che fotografie di donne. Capaci d’esprimersi soggetto anche quando oggetto di scatti maschili (da Man Ray a Helmut Newton) e tantopiù come autrici di gran parte dei materiali delle nove esposizioni qui locate delle diciannove complessive curate nel Festival dal direttore artistico Renato Corsini e coordinate dal direttore di Brescia Musei, Stefano Karadjov. In Santa Giulia si snoderà così un percorso storico-estetico che sciorina il Gotha - maschile e femminile - dell’obiettivo.

Le chicche. Fra le chicche, 25 stampe vintage della collezione-Minini: ritratti ottocenteschi realizzati dall’inglese Cameron, fra cui una cresciuta Alice Liddel, l’ex bimba che a Lewis Carroll ispirò «Nel paese delle meraviglie» e non poche foto. Sempre di Minini, 30 scatti di «Ritratti dell’arte» opera di Elisabetta Catalano: l’epopea dei salotti intellettuali con soggetti come Beuys, Fellini, Schifano. Di rilievo storico pure una stampa ai sali d’argento di Man Ray con soggetto Kiki de Montparnasse, amore e sua musa (celebre il suo nudo di spalle nell’iconica foto «Le violon d’Ingres») nella bohème parigina Anni 20-30. Sul fronte del nudo, badando a produzioni d’approccio artistico e non eroticamente fine a se stesso, si va dall’iconica «Aphrodite - The Siren of the Sea» (1920) dell’altrimenti noto cantore dei pellirosse Edward Sheriff Curtis, alla plastica ma cupa drammaturgia muliebre di «Movimento Studio #1» (1925) di Rudolf Koppitz (1925). E dalla scuola giapponese di nudo alla Araki, Yamamoto ed epigoni, per arrivare alle Giunoniche di Lynn Bianchi e le Eteree di Joyce Tenneson, alle Latine di Flor Garduno, e alle performance foto-eternate da Vanessa Beecroft, con incursioni negli scenari surreali con serpenti di Sandy Skoglund e il nudo con coccodrillo di Peter Beard.

Fra spire di rettile. Spazio anche per una Marina Abramovic col viso fra spire di rettile, la dissidente iraniana Shirin Neshat con fucile e mani rosso sangue, e la solitudine della sventurata Francesca Goodman. La collezione di Donata Pizzi elencherà invece le fotografe italiane 1965-2018: da Paola Agosti alla combat-reporter Letizia Battaglia a Carla Cerati. E la sezione «Autoritratto al femminile» aggiungerà 50 autoscatti da Florence Henri in avanti. Queste e altre, le mille schegge d’un meritorio foto-pantheon femminile che il BsPhotoFest illumina con merito temporale e tematico. Perché, stavolta, la fotografia è donna.

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