Cultura

Bentivoglio, il cuore (femminista) di un’artista disubbidiente

Alla Galleria dell’Incisione le opere più iconiche di una protagonista della ricerca verbo-visuale
«Il cuore della consumatrice ubbidiente», opera realizzata da Mirella Bentivoglio nel 1975
«Il cuore della consumatrice ubbidiente», opera realizzata da Mirella Bentivoglio nel 1975
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Chiara Fasser aveva già lavorato con Mirella Bentivoglio nella sua galleria. Le sue opere erano già passate per i bellissimi spazi della Galleria dell’Incisione (durante la collettiva «Caccia all’uovo», per esempio) e oggi, ad un anno dalla scomparsa dell’artista italiana (nata nel 1922), vi tornano insieme a molte altre.

Femminismo e ricerca. La mostra ospitata presso la galleria cittadina, infatti, vuole ripercorrere (sotto il titolo della più conosciuta e iconica opera dell’artista, «Il cuore della consumatrice ubbidiente», una serigrafia del 1975) la carriera artistica di questa donna forte, di una femminista che ha fatto della ricerca verbo-visuale e della sperimentazione sulla poesia visiva i propri tratti distintivi.

Tra i traguardi della sua carriera, la mostra «Materializzazione del linguaggio» alla Biennale di Venezia del 1978. «Il cuore della consumatrice ubbidiente» propone al pubblico un’antologica dei lavori dal 1966 al 2001, e si apre proprio con quel cuore creato come variazione sul marchio della Coca Cola, quel cuore nel quale spicca la parola «Oca», rossa su sfondo bianco.

«Il cuore della consumatrice ubbidiente» ha tracciato l’opera dell’artista visiva, che con poche parole e tratti semplici è riuscita a criticare in maniera elegante e sottilissima la società dei consumi di massa: nel caso di «Coca-Oca» è la donna consumista e ingenua attratta dai marchi.

«Il cuore della consumatrice ubbidiente», opera realizzata da Mirella Bentivoglio nel 1975
«Il cuore della consumatrice ubbidiente», opera realizzata da Mirella Bentivoglio nel 1975

Carta e pietra. Ma non è solo questo il tema delle sue opere, e lo dimostrano i moltissimi e variegati lavori esposti: i collage di dattiloscritti, i giochi di poesia visiva, la serie di libri in marmo «Pietra Filosofale» degli anni Ottanta, le fonopoesie, i fotocollage, le serigrafie e le fotocomposizioni. Mirella Bentivoglio coniugava parole e immagini, poesie e tratti visivi per portare lo spettatore a riflettere su scottanti questioni, dilatando le forme e portandole a visioni inedite, mischiando lettere e linee per svelare nuove chiavi di lettura magari ad un primo occhio nascoste, denunciando in maniera ironica gli stereotipi sociali a cui tutti soggiaciamo. La mostra all’Incisione è un gioiello.

Tra le opere cult esposte, anche «Umor nero», che gioca sulla parola «rumore» e sull’immagine del traffico; qualche uovo - tra le sue forme predilette per le sfumature di significato possibili - e «Ti amo», uno dei manifesti femministi più potenti e poetici.

 

Ironia. «Ti amo», versione fotografica di collage, 1970
Ironia. «Ti amo», versione fotografica di collage, 1970

 

 

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