Cultura

Addio a Mango, colto da infarto sul palco

Mango è morto domenica sera durante un concerto non lontano dalla sua Lagonegro. Stava cantando il brano Oro, uno dei suoi più celebri.
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Le prime note di Oro, uno dei suoi brani più famosi (ascoltalo su YouTube), poi un braccio alzato, qualche momento di incertezza, e in un sussurro «scusate», quell'ultima parola prima di accasciarsi rivolta al suo pubblico, quello di casa, quello che lo amava di più. 
 
Mango è morto così, stroncato da un infarto ieri sera sul palco di Policoro, durante un concerto nella sua Basilicata. La più dolce delle morti per un artista, l'uscita di scena per eccellenza. Ma un artista non scompare mai davvero: la sua eredità è fatta di note e musica, di armonie e sonorità che gli sopravvivono, che lo consegnano all'Olimpo degli immortali.
 
Giuseppe o Pino come preferiva farsi chiamare, che aveva scelto il solo cognome per la carriera artistica, aveva 60 anni, compiuti appena un mese fa, il 6 novembre (era nato a Lagonegro nel 1954). Per festeggiarli, in qualche modo, si era regalato a maggio il 23° album, L'amore è invisibile. Una raccolta di cover, con tre inediti, che ripercorreva, spogliandole e rivestendole, le sue canzoni del cuore da Sting a Don Backy, passando per gli U2, i Beatles, ma anche De André e Lucio Battisti. La musica che lo aveva emozionato, colpito anche solo per un istante.
 
Un amore per la musica, quello di Mango, partito da lontano. Da quando a sette anni già suona in alcune band. Si cimenta con l'hard rock, con il blues, e saranno quelle le basi della sua formazione giovanile. Su tutti, ad influenzarlo, è Peter Gabriel. A 20 anni è già a Roma, per inseguire il suo sogno, poi Milano. Il primo album lo incide nel 1975. Il primo vero consenso di pubblico arriva nell'84 con Oro, con testo di Mogol. Per uno strano scherzo del destino, o forse no, il brano che gli ha dato il successo, sarà anche quello con cui si accomiaterà dal suo pubblico.
 
 

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