Italia e Estero

Un servizio che guardi al futuro

L'Associazione nazionale Alpini rilancia l'introduzione di un servizio obbligatorio dei giovani per il Paese
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L’Associazione Nazionale Alpini ha rilanciato, in piena campagna elettorale, il ripristino di un periodo di «servizio obbligatorio dei giovani a favore della Patria» - indistintamente per maschi e femmine - che risponda a «una necessità avvertita sempre più forte nel Paese» di fronte ad «un individualismo che sembra frantumare il senso di responsabilità civile e sociale».

Mettendo in campo tutta la sua storia quasi centenaria, la sua tradizione solidale e i suoi numeri (350mila iscritti), l’Ana ha il grande merito di riportare nel cuore dell’agenda politica un tema che investe questioni centrali quali la ricostruzione di un senso civico condiviso, e l’offerta di uno sbocco positivo alle grandi energie dei giovani, oggi confinate troppo spesso nel limbo dell’attesa di un lavoro che non si trova, o di una scarsa responsabilizzazione.

In realtà, l’Italia dal 2001 dispone già di un Servizio civile volontario per giovani dai 18 ai 28 anni, creato per favorire l’attuazione dei princìpi costituzionali di solidarietà sociale, di cooperazione (nazionale ed internazionale) e di partecipazione alla tutela del nostro patrimonio nazionale. Ma ai buoni propositi non sono seguite buone pratiche.

Così, in attesa che sull’obbligatorietà o meno maturi un confronto serio, si potrebbe intanto partire mobilitando le decine di migliaia di giovani le cui domande volontarie restano inevase. E rilanciando un «servizio all’Italia» che per risultare fruttuoso dovrà saper camminare in modo diverso e partecipato, guardando al futuro. Senza esagerare con le nostalgie per la vecchia «naja» mandata in congedo nel 2005.

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