In poche parole

Libertà di parola e di insulto

Una modesta proposta: perché non cambiamo l'articolo 21 della Costituzione, inserendo anche la tutela della libertà di insulto?
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Confesso che spesso penso che sia inutile. Ragionare, ascoltare e darsi dei limiti: a che serve? Avanti, sbrachiamo tutti, il rutto libero è sdoganato da tempo e non è colpa dei social, anche se lì si è diffuso come pratica abituale. Poi riceviamo il messaggio di una lettrice che si lamenta, e si stupisce, per le offese ricevute sulla pagina Facebook del GdB. E segnala l’invito rivoltole in dialetto da un altro lettore, «copet», al termine di una discussione. «Ucciditi», ma sì. Che sarà mai. Però lei, come altri, giustamente si indigna. Vuol dire che c’è ancora speranza? Illudiamoci.

Poi, a proposito di commenti, c’è la notizia della donna condannata a risarcire con 9mila euro Alberto Stasi per averlo insultato su Fb. La Giustizia gli ha già dato sedici anni per l’omicidio di Chiara Poggi, ma alla giuria popolare non basta. E prende le difese della donna che insulta, perché Stasi «è un assassino e nn esiste redenzione x quelli come lui». Ma infatti, dai: «Assurdo! Solo in Italia accadono ste schifezze, da vergogna!!». Giusto, dove andremo a finire? «Viva la libertà di parola al giorno d’oggi ??». Ecco: al prossimo referendum, al posto di abolire il Senato, cambiamo l’articolo 21 della Costituzione, aggiungendo la libertà di insulto a quella di parola. Magari vince il sì.

Ps: il lettore ha poi tolto il commento «copet». Ci è arrivato da solo. Forse non è tutto inutile, dai.

 

 

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