Italia e Estero

Gallera punta il dito contro l'Iss: «È caos mascherine»

L’assessore denuncia «l’eccessiva lentezza nell’esaminarle per poi renderle fruibili»
Molti i laboratori che hanno riconvertito la produzione - Foto Ansa
Molti i laboratori che hanno riconvertito la produzione - Foto Ansa
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Tempi lunghi per l’ok alle mascherine prodotte dalle aziende italiane e dispositivi provenienti dall’estero distribuiti ai medici, ma non idonei: un errore, quest’ultimo, che ha lasciato «amareggiato» lo stesso Arcuri, Commissario per l’emergenza, il quale provvede agli ordini e agli accordi sui prodotti. È ancora bufera sulla carenza di mascherine sanitarie in alcune Regioni nel periodo di picco del coronavirus: a puntare il dito è ancora una volta la Lombardia, la più colpita, denunciando la troppa attesa per il rilascio della certificazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, che ne permette la distribuzione.

L’assessore al Welfare Giulio Gallera arriva a parlare di «settimane» di ritardo: «Abbiamo imprenditori che hanno riconvertito le produzioni in dieci giorni, hanno fatto i test e oggi stanno già sfornando un milione di mascherine al giorno, che si stanno accatastando nei magazzini perché l’Iss sta attendendo di fare alcune verifiche. Questo è intollerabile - ha detto -. Noi abbiamo una carenza drammatica di mascherine e di dispositivi di protezione individuale, non si riescono a comprare».

Secondo l’Iss, che su oltre 800 richieste di autorizzazione finora ha potuto dare l’ok solo ad una quarantina di aziende in tutta Italia, «la gran maggioranza delle proposte non aveva i requisiti di standard richiesti». Ciò non esclude che quelle fuori norma per medici e infermieri possano essere invece distribuite al resto della popolazione.

Come se non bastasse, un’altra grana è arrivata invece da una dicitura sbagliata sugli imballaggi di 620mila «medical mask» donate dalla Cina alla Protezione civile e poi messe in distribuzione: sulla scatola c’era scritto Ffp2 (le più protettive e in uso ai sanitari nelle terapie intensive), ma quando i pacchi sono stati aperti all’interno c’erano mascherine da ferramenta. Il commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, ha subito informato il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, Filippo Anelli. Quest’ultimo ha lanciato un alert, invocando la «sospensione immediata della distribuzione e dell’utilizzo di quanto ricevuto» per evitare «un dramma», ma anche chiedendo ad Arcuri di «indagare sulla vicenda». A parlare di «errore logistico» è il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, che assieme allo stesso Arcuri annuncia per i medici di base un rifornimento con un nuovo stock di Ffp2 entro la settimana.

«Da oggi (ieri, ndr) - afferma Arcuri - le forniture oggetto di donazioni verranno sottoposte ad un controllo a campione». «Dall’estero le grosse quantità di dispositivi sanitari di protezione continuano intanto ad arrivare: finora - spiega il ministro degli Esteri Di Maio - 30 milioni di mascherine, 22 milioni delle quali dalla Cina. Sul fronte della produzione italiana, due gruppi di imprese, quelle delle filiera della moda e dell’igiene personale, hanno iniziato a produrre 450mila mascherine alla settimana. E sul mercato la speculazione sui prezzi dei dispositivi aumenta di pari passo con i numeri della pandemia».

 

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