Volley, bronzo agli Europei U18 per le bresciane Peroni e Susio

Stessa età, stessa passione, e ora pure una medaglia europea vinta insieme, indossando il colore più bello che c’è, ovvero l’azzurro Italia. Per un intreccio che parte da Brescia e porta la nostra città a brillare, pallavolisticamente parlando, nella maggiore competizione continentale, come spesso sta accadendo negli ultimi anni.
Trionfo
Questa volta il merito è delle 2007 Caterina Peroni e Martina Susio che sabato, in Romania, si sono messe al collo il bronzo agli Europei di volley U18 battendo la Polonia. «Conquistarlo mi ha dato un sacco di gioia, e anche fierezza perché dentro ci sono sacrifici e impegno che, alla fine, ripagano sempre - non nasconde Susio, al debutto in una competizione con la Nazionale -. Siamo arrivate a un passo dalla finale per l’oro (in semifinale, l’Italia era avanti 14-10 al tie break contro l’Ungheria, ndr), la sconfitta è stata un colpo duro, ma siamo state molto brave a reagire e siamo molto contente di questo bronzo».
Per lei, figlia di pallavolisti (la mamma Francesca ha giocato in A1 e A2 il papà Luca in A2) che partita dalla panchina nelle prime due gare, poi non ha più lasciato il campo, con l’Italia sin qui c’era stato solo qualche collegiale: «Non mi aspettavo questa convocazione, quando l’ho ricevuta sono stata contentissima: la desideravo da molto, ma non pensavo poi di giocare tanto. Ho provato tantissime emozioni, mi sono divertita, e sono contenta di come ho giocato e di aver dato il mio contributo. Al mio fianco c’erano anche mamma e papà che, da pallavolisti sanno quel che c’è dietro a questa medaglia, quel che significa, e ne sono orgogliosi».
Punti pesanti
Se Susio ha assicurato un buon bottino di punti, altrettanto ha fatto Peroni, schierata non in posto 4, ma da opposto: «Indossare questa maglia è sempre un onore, e vincere una medaglia per e con l’Italia è davvero un’emozione assurda - assicura Peroni, lo scorso anno oro all’europeo U17 -. Vincerla tutte insieme poi è bellissimo; sin dal primo inno sono brividi e quando quel metallo ti viene messo al collo è fantastico, ripaga davvero di tutto. Rispetto a un anno fa credo di essere cresciuta a livello sportivo e caratteriale, ho vissuto più serenamente lo stare in campo e mi sono trovata bene anche come opposto».
Il tutto in un’Italia dal percorso in crescendo: «Durante le gare ci siamo aiutate molto, il ko in semifinale poi ha fatto male, ma ci ha dato anche la voglia di riscattarci e questo è il grosso insegnamento che porto a casa: abbiamo sfruttato la lezione data dagli errori di quella sconfitta per vincere e così alla fine è stato bellissimo».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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