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Visendi-Rondinelle: qui il punto della situazione

Chi è il ristrutturatore, quali i suoi obiettivi, quali le scadenze, chi rappresenta e perché? Qui lo scenario
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La speranza del Brescia calcio, oggi come oggi, si chiama John Gaethe Visendi. È lui l’uomo traghetto, dalla situazione di crisi attuale all’auspicata rinascita e stabilizzazione del club. Il Brescia, mercoledì, non ha pagato gli stipendi e all’orizzonte c’è un punto di penalizzazione. Lunedì 30 giugno bisogna provvedere alla fidejussione per l’iscrizione alla B (iscrizione da formalizzare il 15 luglio) nonché al pagamento dei contributi. La Leonessa, anche in questo caso, rischia. E parecchio. Pure la permanenza nel professionismo. 
Giovedì Visendi si è presentato alla stampa bresciana in un incontro alla Club House. Nessun membro del Brescia calcio era presente. Fuori dalla struttura di Mompiano, alcune decine di ultras. 
Facciamo, per punti, la fotografia ala situazione.
 
CHI È VISENDI Cinquantenne napoletano di nascita, di casa a Bergamo, è il responsabile della Prime Holdings and Investments. È un esperto in ristrutturazioni aziendali. Arriva in realtà che si trovano in crisi - come in questo caso il Brescia calcio - e lavora per risistemare le cose attraverso progetti di rilancio.
 
NEL CASO DEL BRESCIA Non porta fondi suoi, bensì danaro di investitori esteri. L’obiettivo è quello di traghettare il club dalla gestione-Corioni ad una nuova proprietà. Gli investitori in questione hanno già un contratto di gestione futura della società. A mandarlo a Brescia è proprio il fondo straniero. Nessun mandato da parte di Corioni. Che, tuttavia, ha firmato con Visendi degli accordi per cedere il club.
 
IL FONDO  Si tratta di un fondo internazionale che partecipa in alcune società ed è governato dalla borsa asiatica. Ma può entrare nel Brescia calcio al massimo con un 30-40%. Nel progetto-Visendi un passaggio fondamentale è quello di trovare imprenditori bresciani pronti a fare «team».
 
PERCHÉ BRESCIA? Giampietro Manenti, che lo scorso inverno si era avvicinato alla Leonessa (l’operazione, come è noto, finì con un nulla di fatto), affermava che Brescia era un punto strategico per investitori stranieri che volevano allargarsi nel Nord Italia. La risposta di Visendi è differente. Perché Brescia? Perché è l’ideale per entrare nel mondo del calcio in modo «soft».
 
I TEMPI No telenovela, sì risposte rapide. Sia positive, sia negative. Lunedì 30, o poco dopo, Visendi dovrebbe avere un confronto con Ubi Banca, principale creditore del Brescia. Se arriva il via libera, illustrerà pubblicamente il suo progetto. Ci vorranno 7-10 giorni. Servirà, naturalmente, anche l’ok degli investitori che rappresenta. Solo dopo farà alcuni dei loro nomi. Inoltre, se i pezzi del puzzle si incastrassero, si conoscerebbero pure i nomi del nuovo Consiglio di Amministrazione del Brescia calcio: cinque persone (già individuate), che esprimeranno un presidente. La scadenza del progetto-Visendi è il 31 dicembre 2014. Ma se non si quaglia prima cosa succede? Una domanda che porta a un altro quesito fondamentale.
 
E LE INCOMBENZE DEL BRESCIA? «Per il 15 luglio, quando ci sarà da formalizzare l’iscrizione al campionato saremo pronti e a posto - ha affermato lo stesso Visendi -. Per lunedì 30 giugno non posso dire molto, dato che il progetto deve essere approvato dagli investitori».
 
MA IL MERCATO? «Sarebbero i miei investitori - afferma ancora Visendi - ad anticipare le somme necessarie».
 
DS E ALLENATORE Il direttore sportivo Andrea Iaconi e il fratello Ivo, allenatore delle rondinelle, saranno confermati nei rispettivi ruoli. E nel consiglio di amministrazione entrerebbe Dario Bonetti, ex giocatore del Brescia (dal 1978 al 1980), come figura centrale del progetto di rilancio per quanto riguarda il lato più squisitamente sportivo. 
 
E CORIONI? Gino Corioni vive con sofferenza la fase critica che sta attraversando il suo Brescia. Provato fisicamente e nell’animo, è mortificato per non essere riuscito a pagare gli stipendi. Una questione che non riguarda solo i calciatori, ma pure tutti i dipendenti. Ha fatto di tutto per rispettare le scadenze. Ha chiesto un sostegno agli amici. Per la prima volta nella sua lunga carriera a Brescia non è riuscito a rispettare i termini. Per lui, comunque, si profila un ruolo di presidente onorario. Un ruolo alla Moratti nell’Inter di Thohir, ma con meno operatività. 
 

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