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Venturini e il judo: quando lo sport diventa scuola di vita

Il giudice del Csi racconta come si è avvicinato alla disciplina e come la stessa lo ha fatto crescere
Marco Venturini, trascorsi da judoka e ora giudice di questa disciplina per il Csi © www.giornaledibrescia.it
Marco Venturini, trascorsi da judoka e ora giudice di questa disciplina per il Csi © www.giornaledibrescia.it
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«Il judo è uno sport ideale per bambini e ragazzi. Forma ed educa, è uno sfogo ma anche una scuola di vita, che trasmette l'importanza del rispetto delle regole e del dialogo».

Parole di Marco Venturini, giudice Csi con trascorsi da judoka che hanno lasciato il segno nella sua vita. «Proprio così, perché questo sport consente un'esperienza a 360 gradi. C'è l'aspetto individuale ma non manca la condivisione con altre persone. L'allenamento e la gara, l'osservazione dei maestri e dei compagni. Si può imparare da tutti».

Un percorso arricchente, dunque, che talvolta può iniziare anche inaspettatamente. «Io venivo da esperienze nel tennis e nel volley, ma cercavo qualcosa di diverso. Fu decisivo un volantino che proponeva un corso di judo e difesa personale. Provai a iscrivermi e trovai un ambiente ideale. Poi ciò che impari è spendibile nella vita di tutti i giorni. Saper cadere, essere capaci di difendersi evitando lo scontro fisico, aumentare i livelli di concentrazione».

Le prime lezioni, l'affiancamento al maestro, l'esame cintura nera. Anni di passione e di crescita: «Trascinai con me anche mia sorella, che oggi è istruttrice nei Judo Boys e cintura nera primo dan. Io mi sono fermato prima, concentrandomi su università e lavoro. Il Csi però mi ha coinvolto per dare il mio contributo come giudice e ho accettato con entusiasmo».

Un contesto in cui Venturini ha potuto mixare passione e professione: «Lavoro nel campo dell'informatica, quindi mi è stato chiesto di garantire supporto durante le gare per quanto concerne la sfera organizzativa. Pesi dei ragazzi, sviluppo dei gruppi, sorteggi e abbinamenti, raccolta risultati e punteggi. Non sono sul tatami ad arbitrare ma dietro al computer, anche quel servizio è fondamentale. Lo faccio volentieri, è bello vedere gli atleti in azione e respirare la gioia dello sport».

Già, lo sport, attività della quale si sente una grande mancanza «perché aiuta a stare bene con se stessi - spiega Venturini -, sia a livello mentale che fisico. La ripresa? Andrà valutata con grande attenzione, ogni disciplina ha le sue specificità. Il judo sarà complicato ritrovarlo a breve termine. La palestra è ancora lontana, credo sia giusto mettere la sicurezza prima di tutto»

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