Sport

Sulla sabbia di Cellatica 10 anni di volley, amicizia e passione

Paolo Iervolino è l’artefice di un progetto che all’inizio venne ritenuto visionario: «Saremo centro federale»
Arena beach di Cellatica - © www.giornaledibrescia.it
Arena beach di Cellatica - © www.giornaledibrescia.it
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L’utilitaria è ancora lì, nessuno ha osato spostarla, è diventata un cimelio della struttura a ricordo degli Anni Novanta, quando a bordo di quella Fiat 600 i primi pionieri giravano Brescia e provincia per propagandare la pratica del beach volley. Progetto folle e visionario - si pensava - in una città che non ha il mare.  Ideatore di tutto ciò è un personaggio della pallavolo cittadina conosciutissimo da almeno due generazioni di appassionati, cioè Paolo Iervolino, 57 anni, che dal 1991 al 1993 giocò in A1 con l’Aquater Brescia: adesso lavora nel nuovo club come secondo di Roberto Zambonardi, arrivato a un passo dalla promozione, ed è l’ artefice, con la sua famiglia, dell’Arena Beach di  Cellatica, giunta quest’anno al decimo anno di vita, dopo i primi tentativi alla  Fantasina.

La storica Fiat 600, mascotte dell’Arena Beach - © www.giornaledibrescia.it
La storica Fiat 600, mascotte dell’Arena Beach - © www.giornaledibrescia.it

Struttura. L’impianto, che può contare su due aree e dieci campi pieni tutti i giorni, è un punto di riferimento per i volleisti - non solo della Lombardia -, ha ospitato appuntamenti di altissimo livello, attira sempre nuovi iscritti ai corsi ed è una tappa obbligata per chiunque ami la pallavolo. Normale, la sera, vedere Tiberti o altri giocatori dell’Atlantide scambiare due palleggi, e chiunque pratichi questo sport a livello agonistico passa qui l’estate per tenersi in forma. Anche quest’anno il raduno della squadra di A2 comincerà a Cellatica.

Arena Beach di Cellatica // Foto da Instagram © www.giornaledibrescia.it
Arena Beach di Cellatica // Foto da Instagram © www.giornaledibrescia.it

Ma considerare l’Arena un’isola riservata al beach volley è riduttivo. Questo posto, che si estende su una superficie di oltre 8mila  metri quadrati, è molto di più, per la capacità che ha di sfruttare gli ampi spazi, rapidamente convertiti in campi di beach soccer, beach tennis o foot volley. Qui si gioca anche a rugby, a pallamano, perfino a golf e col frisbee,  e la location rappresenta (o, almeno, rappresentava prima del Covid) il paradiso dei bambini. Il progetto «Sport su sabbia a scuola» per studenti di ogni età è stato solo rinviato a tempi migliori. Prevede, da aprile e a ottobre e dal lunedì al sabato intere giornate a disposizione dei ragazzi. Fra le attività proposte, oltre agli sport classici del beach, anche la costruzione di castelli di sabbia, lo storico e divertente torneo delle biglie, la creazione di  aquiloni per sviluppare le attività manuali e la creatività nel decorare. Per Paolo Iervolino l’attività su sabbia non è complementare a quella tradizionale perché ha ormai raggiunto una sua autonomia.

«Tantissime le proprietà terapeutiche, scoperte fin dall’antichità -  spiega -. Il piede lavora costantemente su una superficie che fa affondare l’appoggio e questo costringe glutei e muscoli della coscia e del piede a un lavoro maggiore per spingere il corpo verso l’alto». Ecco perché bisogna lavorare in condizioni di massima sicurezza col materiale adatto. «La sabbia olimpica, che arriva da una cava di Fossanova, ha caratteristiche particolari, non deve scottare, né dev’essere polverosa, è necessario resti compatta e una volta al mese, di solito una domenica, l’impianto viene chiuso per poterlo bonificare con un agente chimico». Iervolino guarda molto più avanti. «In ottobre realizzeremo una struttura indoor, con altri 4 campi di beach volley e un’area polifunzionale, grazie all’Amministrazione comunale che ci ha consentito la copertura. Così potremo trasformarci in un centro federale». L’obiettivo è fin troppo chiaro: fare sport sulla sabbia tutto l’anno. Da qui anche la scelta di conservare l’Arena Beach come  luogo di aggregazione sportivo, da vivere come un club, più che come un ritrovo.

«Abbiamo costruito tutto un po’ alla volta negli anni e molto devo al sindaco di allora, Sergio Maccagni, che credette nell’iniziativa mettendomi a disposizione l’area  - conclude Iervolino -. Da quel momento in poi siamo andati avanti  senza mai fare il passo più lungo della gamba, credendo ciecamente in proposte che sembravano ardite, e poi sono state realizzate». La Fiat 600, entrata nel logo del club, è sempre lì a ricordarlo: nulla è impossibile se ci credi davvero.

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