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Simona Cè: pedalate, trionfi e fette di torta in cima al mondo

Numero uno tra le Master della mountain bike eccelle in tutte le specialità e non c’è un’avversaria che non abbia battuto
Costanza e sacrificio, gli ingredienti del successo di Simona Cè - © www.giornaledibrescia.it
Costanza e sacrificio, gli ingredienti del successo di Simona Cè - © www.giornaledibrescia.it
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La miglior Master al mondo della mountain bike ha cominciato la carriera con un ultimo posto. Allora Simona Cè, cresciuta a Gavardo, era solo una signora in gamba che si teneva in forma facendo sport col marito Michele Faccioli, ex ciclista su strada. «Avvenne sei anni fa, in provincia di Verona. Ero staccatissima, a un certo punto passò uno delle moto scopa gridandomi se fossi ancora in gara. Non volli ritirarmi, arrivai alla fine, anche se ero stata doppiata. Poi scoprii che non mi avevano messa neppure in classifica».

Una delusione che spingerebbe chiunque a lasciar perdere. Non questa donna dal carattere indomabile. «La fatica va sempre riconosciuta, l’avermi cancellata dalle graduatorie non mi andò giù. E allora ne trassi motivo per prendermi una rivincita». Se l’è prese proprio tutte.

Oggi, a 45 anni, è la più forte in ogni specialità. Non c’è avversaria che non abbia battuto, coppa non conquistata, obiettivo mai raggiunto. Come quello di tornare al top dopo un 2018 tormentato da un infortunio. «Ero caduta in snowboard, mi feci male alla spalla sinistra. C’è voluto un anno per guarire del tutto». Neppure questa disavventura l’ha spinta a ridimensionare gli obiettivi. Anzi, proprio l’anno dopo Simona Cè si imponeva alla ribalta internazionale con un tris da urlo: titolo tricolore nella specialità marathon, campionessa italiana e poi mondiale nel cross country. Dopo un 2020 condizionato dal Covid, Simona ha fatto ancora meglio nel 2021: al titolo iridato e tricolore della Marathon ha aggiunto l’europeo. E nel cross country si è laureata campionessa continentale e mondiale.

Soddisfazioni

Sport e amore: Simona Cè abbraccia il marito Michele Faccioli - © www.giornaledibrescia.it
Sport e amore: Simona Cè abbraccia il marito Michele Faccioli - © www.giornaledibrescia.it

Ci sono gare che Simona ha terminato con una gamba insanguinata dopo una caduta, con la sola preoccupazione di tamponare la ferita. Altre che ha voluto affrontare per rimediare a una scelta sbagliata nell’edizione precedente. L’anno prima - nonostante i consigli del marito - si era ostinata a usare la bici su un tratto meglio percorribile a piedi, ed era caduta. «Compreso l’errore, non l’ho più ripetuto. Ed è arrivato il primo posto». Conferma Michele: «Ha il senso della sfida nel sangue e da ogni insuccesso sa costruire una vittoria». Faccioli  ha avuto un ruolo importante nella crescita della moglie, così come determinante è stato l’ingresso nella Polisportiva Pertica Bassa dove l’atleta è stata seguita in tutti questi anni dal tecnico Mattia Zontini. E non manca una tifoseria che la incita in ogni gara.

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Simona si allena tutti i giorni in ogni condizione atmosferica sui tracciati disegnati sul monte Tesio, a due passi da casa sua. A tanta determinazione si abbina un mondo di dolcezza grazie alla professione di pasticciera. «Sono una golosa, ho scelto il mestiere giusto per me. Cominciai a 15 anni alla forneria Mazzacani per dare corpo a un sogno di bambina. Quando capitava di fare le analisi del sangue, dopo mia madre mi portava sempre lì per recuperare energie, così quel posto per me rappresentava il paradiso e lo è ancora. Grazie alla sensibilità dei miei datori  di lavoro riesco a conciliare senza problemi allenamenti e lavoro». Simona arriva spesso in bici e torna a inforcarla durante la pausa pranzo per allenarsi,  poi  rientra in negozio.

Sacrifici

Anche qualche caduta: qui l’atleta Master con un braccio ferito - © www.giornaledibrescia.it
Anche qualche caduta: qui l’atleta Master con un braccio ferito - © www.giornaledibrescia.it

Alla mountain bike Simona deve la popolarità, il piacere di stare sempre in mezzo alla natura, la possibilità di conoscere il mondo. Celebra con equilibrio la vittoria, allo stesso modo accetta le (ormai pochissime) sconfitte, porta a termine le gare anche quando vanno male per rispetto verso la gente che la segue. Ecco perché, alla fine, regala sempre un sorriso. «È il mio modo di ringraziare chi mi ha permesso di coronare questo sogno. Tutti sono importanti, soprattutto quelli che stanno dietro le quinte». Quando sente l’inno di Mameli, si commuove. «È più forte di me, sul gradino più alto del podio si sciolgono le tensioni, penso ai sacrifici compiuti per godermi quel momento e scoppio a piangere». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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