Schopp: «Attenti Azzurri, noi non abbiamo nulla da perdere»

Italia favorita sull’Austria? Markus Schopp non è così sicuro. La gara secca di sabato, a Wembley, potrebbe riservare sorprese.
Parola dell’ex esterno del Brescia (ha giocato nella nostra città dal 2001 al 2005). Dal 2009 è allenatore. Dal 2018 guida l’Hartberg, squadra di una città poco a nord della sua Graz, che milita nella Fußball-Bundesliga austriaca. Markus ha vestito la casacca della propria Nazionale dal 1996 al 2005. Era in panchina nell’ultimo incrocio con l’Italia in una competizione internazionale, nei Mondiali di Francia del 1998. I tifosi delle rondinelle non dimenticheranno facilmente quel centrocampista elegante, sia in campo che fuori. Soprattutto per il gol che sbloccò un importantissimo Brescia-Juventus 2-0, l’8 dicembre 2002. Con la sua «Sportverein», Schopp è già al lavoro. Lo intercettiamo a cavallo di due allenamenti. La telefonata si chiude sulle note della nostalgia: «Salutatemi tutti, a Brescia». Ma, naturalmente, si apre con l’attualità.
Ottavi di finale, Italia-Austria: che tipo di partita si immagina Markus Schopp? «Sarà una gara interessante. Sulla carta sarebbe tutto piuttosto prevedibile. Gli Azzurri rappresentano un grande Paese di calcio. Noi siamo una realtà molto più piccola. Ma l’esito del match, a mio avviso, non è affatto scontato. La squadra di Franco Foda ha centrato un importante obiettivo, qualificandosi per gli ottavi. Adesso non ha nulla da perdere e farà di tutto per andare avanti, senza l’obbligo mentale di dover vincere per forza».
Qual è il principale punto di forza dell’Austria? «I giocatori che compongono la rosa hanno maturato esperienze internazionali. Molti hanno fatto strada nella Bundesliga tedesca. E non parlo solo di David Alaba, diventato grande nel Bayern Monaco e pronto a passare al Real Madrid».
C’è una buccia di banana su cui potrebbe scivolare l’Italia? «Penso al fatto che gli Azzurri abbiano giocato tre gare in casa, mentre l’Austria ha affrontato il girone eliminatorio lontana dai confini nazionali, tra Bucarest e Amsterdam. Così, per la squadra di Mancini, potrebbe essere meno semplice adattarsi a Wembley...».
Al di là del blasone, delle qualità dei singoli e dell’efficacia del gioco di squadra, cosa può invece avvantaggiare Chiellini e compagni? «L’ultima partita del girone contro il Galles è stata affrontata con la qualificazione in tasca. Il ct ha potuto mettere in atto un ampio turn-over, facendo riposare molti titolari. L’Austria, invece, ha dovuto dare tutto con l’Ucraina per strappare il pass...».
Che aria tira dalle sue parti? Gli austriaci si sono entusiasmati per il cammino fin qui compiuto da Alaba e compagni? «In realtà, dopo le prime due partite (vittoria 3-1 sulla Macedonia del Nord, sconfitta 2-0 contro l’Olanda, ndr), Foda ha ricevuto diverse critiche. Qui in Austria tutti hanno in testa il gioco arioso, offensivo e ricco di verticalizzazioni del Red Bull Salzburg. La Nazionale, però, non gioca così. In molti hanno storto la bocca. Poi, in realtà, la vittoria sull’Ucraina ha messo un po’ a posto le cose...».
Qui da noi, invece, c’è grande entusiasmo. Soprattutto per il bel gioco che la creatura di Mancini sta esprimendo... «Ed è giusto così. L’Italia è in grado di gestire molto bene il possesso, ed è impressionante il modo in cui si muove quando perde palla».
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