Rugby

Transvecta Calvisano, analisi di una falsa partenza

Era dal 1965 che la squadra bresciana non chiudeva le prime due giornate senza nemmeno una vittoria
Gianluca Guidi
Gianluca Guidi
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Mancanza di leadership, rosa troppa corta, infortuni, poca disciplina. Sono queste le aree che, unite a qualche dubbio sulla qualità del gruppo, hanno determinato la falsa partenza del Transvecta nel Top10 di rugby. Era dal 1995 che il Calvisano non chiudeva le prime due giornate senza nemmeno una vittoria. Allora furono due sconfitte, contro Piacenza e Roma (in cui giocava titolare De Carli…), stavolta la falsa partenza è frutto di un pareggio, con il Valorugby, e della brutta battuta d’arresto di Mogliano. Entrambe rappresentano l’alfa e l’omega del potenziale giallonero: il Valorugby domenica ha pareggiato anche col Petrarca, mantenendo intatte le proprie ambizioni. Il Mogliano viceversa non vinceva una partita da febbraio, contro la Lazio, e nessuno pensava avrebbe potuto battere il Calvisano.

Morale: il rendimento del Transvecta oscilla tra la capacità di battersi alla pari coi migliori e il rischio di perdere con chiunque, se calano intensità e concentrazione. Tocca ai leader trasformare in collettivo la voglia di emergere dei singoli, sempre che ci sia. Ma chi sono in questo momento i leader della squadra? A Mogliano, Vunisa ha beccato un “rosso” nel momento clou del match; Palazzani “canta”, calcia le punizioni e porta la croce, non gli si può chiedere di fare tutto da solo; Brugnara gioca 80 minuti ogni volta in prima linea.  Se c’è qualcun altro capace di dare una svolta al gruppo si faccia avanti, è il momento di alzare la mano. Domenica a Mogliano, dei possibili titolari, mancavano Hugo, Van Zyl e Leso, tutti infortunati. Di Mastandrea, il miglior marcatore di mete della scorsa stagione, si riparlerà solo in primavera. Wendt era al debutto dal primo minuto e, cartellino giallo a parte, è parso ancora molto spaesato.

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Quando tutti torneranno stabilmente a far parte del gruppo anche la selezione potrà essere un po’ più accurata. Nel frattempo gioca chi c’è, con tutte le difficoltà del caso.  Poi c’è la a disciplina. Raramente una squadra sopravvive con più di dieci calci a sfavore: il Calvisano domenica ne ha presi una ventina, più un cartellino rosso e due gialli. A volte la mancanza di disciplina è conseguenza della foga individuale, altre volte di carenze tecniche. Sulla prima si può lavorare sulle seconde un po’ meno.

Dal campionato 2019/2020, quello interrotto per il covid, la squadra si porta dietro un certo malessere latente, un’idea di inevitabile declino che nessuno è riuscito a spazzare. I problemi di salute di Alfredo Gavazzi hanno fatto il resto. Servono spirito di sacrificio, orgoglio collettivo, senso di appartenenza, lavoro. Guidi e De Carli hanno il compito di fare in modo che la squadra si esprima sempre al massimo del suo potenziale. Un abbassamento di livello, anche minimo, produce prestazioni inaccettabili come quella di Mogliano. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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