Rugby Calvisano, Morelli: «In 4-5 anni lotteremo per lo scudetto»

Il Calvisano avanza. Con giudizio, come gli avrebbe suggerito il Gran Cancelliere di Milano, Antonio Ferrer, di manzoniana memoria. Otto vittorie su otto, in questa prima parte di campionato, 37 punti sui 40 a disposizione, una differenza tra quelli fatti e quelli subiti di + 145, oltre il doppio della più vicina avversaria. Gabriele Morelli, da 20 mesi direttore sportivo del club, non si scompone. «Siamo in linea con le aspettative – dice –, l’anno scorso siamo arrivati sesti, del girone non fanno più parte le prime quattro, che sono salite di categoria, di conseguenza, la nostra posizione è più o meno quella che all’inizio del torneo potevamo ipotizzare».
Morelli, da giocatore, ha esordito in maglia giallonera nel campionato 2007/2008. Di quella squadra, oltre a David Dal Maso, oggi allenatore del Calvisano insieme a Mattia Zappalorto, facevano parte azzurri come Paul Griffen, Leo Ghiraldini, Alessandro Zanni, Matteo Pratichetti, Christian Zanoletti, stranieri come Ben Hand, Justin Purll e Ged Fraser. Significa che conosce bene gli standard dell’alto livello e cosa serve per coltivare certe ambizioni, collettive e individuali. «Pur essendo scesi di categoria, siamo sempre il Calvisano – ribadisce –. Per questo non abbassiamo le pretese: credo che nessuna squadra del gruppo in cui siamo inseriti si alleni quanto noi e disponga delle strutture tecniche e logistiche di cui godiamo».
È un modo per dire che non potete fallire la promozione?
«Diciamo che se da qui alla fine della stagione perderemo più di due partite, avremo mancato di centrare il nostro obiettivo».
Ovvero?
«Continuare in un percorso virtuoso di crescita che risponda alle esigenze del club, dei tecnici e dei giocatori. È chiaro che se un giocatore, o un allenatore, ritiene di avere qualità superiori a quelle che può offrigli la categoria, inevitabilmente, cercherà di andare altrove. Il nostro obiettivo è quello di continuare a lavorare insieme, in uno scambio reciproco di opportunità, esperienze, condivisione di ambizioni».

La promozione alla Serie A nazionale fa parte di questo percorso?
«Certamente, sempre che il format di quest’anno (serie A nazionale e gironi territoriali, ndr) sia confermato anche per la prossima stagione. Sento in giro lamentele per il fatto che il girone nazionale costerebbe troppo: trasferte lunghe e impegnative. A conti fatti parliamo di circa 6/7mila euro in più. Se il nostro rugby non si può permettere cifre di questo tipo nel momento in cui si sale di categoria, è meglio che lasciamo perdere ogni ragionamento e non ne parliamo più».
State lanciando molti giovani del territorio. Possono essere la base di un Calvisano vincente anche in futuro?
«Assolutamente sì. La provincia di recente ha offerto a questi ragazzi poche opportunità di crescita, noi vogliamo provare a creare le condizioni perché questi giocatori trovino nei colori gialloneri lo strumento per soddisfare le loro aspirazioni. Ma perché ciò accada, bisogna che si verifichino le condizioni di cui parlavo sopra, fare passi avanti di continuo, e che il Calvisano resti un gradino o due sopra tutte le altre del territorio. Se fossimo tutti nella stessa categoria non sarebbe facile uscire dalla logica dei derby, della competizione fratricida, magari anche economica. E non è facile convincere gli altri a cederti i loro giocatori migliori se non è così evidente la tua superiorità organizzativa, tecnica e di risultati».

Qual è stata la cosa più difficile dopo la discesa di categoria, un anno e mezzo fa?
«Far capire a molti giovani cosa significa essere professionali senza necessariamente essere professionisti».
Una frase per augurare un buon 2025?
«Lo dico, anche se qualcuno alzerà il sopracciglio nel leggere questa affermazione: nel giro di quattro-cinque stagioni torneremo a lottare per lo scudetto».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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