Rugby Calvisano, il capitano Maurizi: «I play off sono il minimo»

«Dopo un girone di andata così, non possiamo che puntare ai play off. Poi per il seguito si vedrà». Parole di Angelo Maurizi che, a 24 anni (li ha compiuti lo scorso dicembre) nel gruppo giallonero fa parte già della categoria «senatori». Lo sport è crudele, fuori dal campo sei ancora un ragazzino, con la maglia addosso ti considerano un veterano.
Maurizi come è andata a Piacenza, domenica?
«Direi bene, ho giocato un tempo, dopo un anno esatto di stop (rottura del legamento collaterale anteriore del ginocchio sinistro, ndr), le sensazioni sono state buone, avrei potuto fare anche qualche minuto in più. Ma “Dura” (Cristiano Durante), che mi ha seguito nel percorso di recupero, ha suggerito di non rischiare, di fare le cose per bene, con i tempi giusti».
Il Piacenza si è dimostrato avversario abbastanza scorbutico.
«Dopo un mese di sosta non è mai facile ripartire. E loro sono una buona squadra, che ha reso la vita difficile a tutte le avversarie. E poi c’è il fatto che a Calvisano gli standard sono molto alti, club e tifosi sono molto esigenti. Per cui anche una vittoria in trasferta, se non conquisti il bonus, lascia l’impressione che si poteva fare di più».
Siamo alla vigilia del Sei Nazioni e molti di quelli che giocano oggi in nazionale, Angelo Maurizi li ha avuti come compagni in U20 o in accademia. Cosa le è mancato per essere lì?
«Sono onesto, se da ragazzino mi avessero detto che avrei fatto questa carriera ci avrei messo la firma. Guardiamo le partite dell’Italia e io ai compagni più giovani, posso dire, ho giocato con quelli lì, o sono stato loro avversario. A un certo punto, probabilmente ho perso il treno. Ma il treno bisogna anche andarselo a cercare. E il mio si chiamava università. Con la maglia del Calvisano ho esordito in Challenge Cup a novembre del 2019, contro il Pau. Due mesi dopo ho giocato contro il Cardiff e a febbraio sono stato titolare nelle prime due partite del Sei Nazioni U20. Poi ci fermammo per il Covid e fu cancellato anche il Mondiale U20 in Italia. Senza quell’interruzione forse le cose sarebbe andate diversamente. A quel punto ho preferito concentrarmi sugli studi, mi sono laureato in ingegneria e oggi sono responsabile di produzione alla Agritech».
Di cosa a bisogno questo Calvisano per tornare ai livelli di un tempo?
«Alcuni paragoni sono improponibili. Sono arrivato qui che c’erano Vunisa, Semenzato, Cittadini...gente che aveva giocato in nazionale. Il loro esempio era fondamentale. Oggi tocca a noi, a me, a “Rego” (Michele Regonaschi, ndr) a “Zano” (Davide Zanetti), a Federico Consoli, fa capire ai più giovani cosa serve per essere al top».
Cosa per esempio?
«Continuità, concentrazione. Anche a Piacenza, l’altro giorno, abbiamo fatto cose molto buone, abbiamo difeso con organizzazione, poi un errore, una distrazione e gli abbiamo consentito di fare trenta metri con la palla in mano. Non tutte le touche le abbiamo gestite come dovevamo, potevano esser occasioni di meta, avremmo finito con un punteggio maggiore».
Prossima fermata, Alghero.
«Adesso la partite diventano tutte da dentro o fuori: se li battiamo, forse li eliminiamo definitivamente dalla corsa, e contemporaneamente possiamo approfittare dello scontro diretto tra Noceto e Torino per guadagnare su una delle due. Dovessimo perdere, lì in cima si creerebbe un bell’affollamento. Meglio non rischiare».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
