Il presidente: «Calvisano entra in una nuova era, serviamo tutti»

Mariano Bandera chiama a raccolta gli amici e la storia del Calvisano. Un anno fa, poche ore dopo aver ricevuto l’incarico di presidente, succedendo a Francesco Casali, Bandera aveva concluso il suo messaggio di investitura dicendo «auguri alla squadra, a tutti, me compreso». Dodici mesi più tardi tocca a lui traghettare il Transvecta in una nuova era.
Situazione
L’augurio deve essere raddoppiato. Alfredo Gavazzi, gran patron e amministratore delegato del club, combatte da settimane contro complicate vicissitudini fisiche che ne hanno minato la possibilità di stare vicino al suo Calvisano. Al presidente tocca dunque il compito di tracciare le linee guida dell’immediato futuro. «Siamo ai primi passi di una nuova era - dice Bandera -, per questo ho chiamato a raccolta tutti quelli che nei tempi più o meno recenti sono stati legato al Calvisano: sponsor, amici, sostenitori vari. Le risposte nella maggior parte dei casi sono state positive, a dimostrazione che i colori di questa squadra hanno lasciato il segno in chi ha avuto modo di conoscere questo ambiente da vicino».
Martedì alla presentazione del Top10, il presidente federale, Marzio Innocenti, ha detto che per entrare nell’alto livello i club devono metterci del loro
«Ero presente - sottolinea il presidente del Transvecta -. Il mio pensiero è che dopo i due anni di pandemia e i problemi che incombono sulle aziende e l’economia, noi abbiamo bisogno di più sostegno, non di meno. Noi facciamo la nostra parte ma non è facile creare da soli le condizioni per competere. Abbiamo bisogno che la federazione ci stia vicino. Altrimenti andando avanti così resteranno solo le due franchigie, la cui importanza è indiscutibile, ma il cui sviluppo non può andare a scapito della base».
Il problema
Il quesito non è nuovo però, il dilemma è all’ordine del giorno da diverso tempo: investire sui vagoni o sulla locomotiva? Al principio voi a Calvisano non eravate così critici. «Diciamo che in origine ci abbiamo creduto. Ma il dato di fatto è che oggi alimentiamo il movimento con giocatori che crescono, vanno alle accademie di Zebre e Benetton e qui non tornano più. Noi abbiamo fatto presente di avere tutte le strutture necessarie per far crescere i giovani, senza quel via vai, avanti e indietro, cui eravamo contrari visto che poi non sapevi mai quanto e come potevi contare su un ragazzo messo sotto doppio contratto. Un buon investimento sui club rilancerebbe il campionato e riporterebbe entusiasmo».
Quest’anno avrete la televisione, Rai più Eleven. «Sì ma il rugby è uno sport cui è difficile appassionarsi se non lo conosci bene. Serve molto di più per avere un pubblico maggiore. E quando ti rivolgi a un’azienda per chiedere un sostegno o una sponsorizzazione oggi trovi molte difficoltà e poca comprensione».
Come affrontate la nuova stagione? «Siamo tranquilli, la squadra è buona, il clima molto sereno. Forse siamo un po’ carenti nei numeri, però siamo ottimisti e stiamo venendo incontro, un passo per volta, alle esigenze dei nostri allenatori. Un bel risultato, domani all’esordio, ci metterebbe nella giusta direzione».
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