Consoli, una vita da mediano e Calvisano come punto fermo

Una vita da mediano. È quella di Federico Consoli, classe 1998, mediano di mischia di ruolo nel Transvecta Calvisano, ma mediano anche nel senso di gregario, come dice la canzone di Ligabue. «È vero - dice il giocatore, protagonista sabato a Rovigo di una bella prestazione, finalmente da titolare -. Nelle scorse stagioni Calvisano ha sempre avuto numeri 9 di grande qualità; “Mozza” Semenzato, grande esperienza, un bel gruzzolo di presenze in Nazionale, poi Nicolò Casilio e Manfredi Albanese Ginammi, i due più forti delle loro rispettive generazioni».
«Io però - continua - non ho mai vissuto questa concorrenza con frustrazione, anche se spesso ho dovuto farmi da parte. Confrontarsi con il meglio è la strada migliore per crescere e io credo in questi anni di aver cercato di prendere qualcosa da ognuno di loro. Con “Manfro” (Albanese, ndr) poi c’è un rapporto di grande collaborazione, sia in partita che in allenamento ci consigliamo e ci aiutiamo a vicenda. Io sono contento della mia crescita, anche se non è sempre è stato tutto facile».
Passaggi

Ed ecco spiegato perché non lo è stato. «All’inizio della scorsa stagione, per esempio, sono stato uno dei primi a prendere il Covid: sono stato ricoverato, ho perso dieci chili e più di un mese di allenamenti. Quando sono rientrato il campionato era ormai nel vivo, la squadra consolidata, trovare un po’ di spazio è stato difficile». Quest’anno però le cose sembrano essersi messe sul binario giusto. «Gianluca Guidi mi sta aiutando molto, soprattutto dal punto di vista delle cose che non credevo fossero essenziali». Per esempio? «La capacità di dare ordine alla squadra e comandare gli avanti. Quando giochi venti minuti è tutto molto diverso, non senti la stessa responsabilità di quando vieni schierato titolare».
Sguardo avanti
Il successo di Rovigo cosa significa per lei e per il Calvisano? «Deve essere per entrambi un punto di partenza, non certo un traguardo». Guidi ha detto che vincere al Battaglini deve essere considerato un «ricostituente», dopo un autunno così così. «Io dico che non abbiamo bisogno di medicine, ma di convinzione nei nostri mezzi. All’inizio di stagione, alcuni episodi, un paio di sconfitte, ci hanno tolto fiducia. Adesso è il momento di ritrovarla: Rovigo è stato il primo passo, il match con le Fiamme Oro di sabato può essere il secondo. Poi all’inizio di febbraio dovremo tornare a Rovigo, stavolta in campionato. Il nostro cammino si deve costruire settimana dopo settimana».
La finale di Coppa Italia è comunque un traguardo. «Coppa Italia, Top10, il Calvisano gioca sempre per vincere, per noi non cambia niente se è una competizione o l’altra. Raggiungere la finale vuol dire aver centrato il primo obiettivo della stagione. L’importante è non fermarsi qui e mettere in campo quello che facciamo in settimana, perché i risultati sono l’unico termometro del tuo lavoro. Non ci serve una pozione magica. Ma fiducia in quello che facciamo».
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
