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Prandelli striglia super Mario

Il ct della Nazionale con Mancini: «Mario rischia di bruciarsi, ascolti il suo allenatore».
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Il secondo posto agli Europei dietro alla Spagna, i tanti complimenti ricevuti per il gioco espresso dall'Italia, qualche sconfitta di troppo in amichevole, i nodi legati a Balotelli e De Rossi. Il bilancio di fine anno strappa più di un sorriso al ct azzurro Cesare Prandelli, riservando però anche qualche spina che solo nel 2013 si potrà provare ad estrarre con cura. «Abbiamo recuperato il rapporto con la gente - ha sottolineato Prandelli nel saluto di fine anno alla stampa tenutosi presso la sede della Federcalcio - Ho trovato un gruppo di ragazzi responsabili, hanno capito che attraverso il gioco potevamo trasmettere un nuovo modo di fare calcio».

Tra i momenti indimenticabili vissuti dal ct, oltre a quelli sulla panchina azzurra, anche quelli riguardanti le visite a Rizziconi (Calabria) sul campo costruito su un terreno sequestrato alla 'ndrangheta, e a Medolla, in Emilia, in una delle zone più colpite dal terremoto. Sul campo, invece, «la partita dell'anno forse è stata quella con la Germania (in semifinale agli Europei, ndr), ma anche la gara con la Spagna nella prima fase del torneo è stata particolarmente positiva. Siamo orgogliosi anche di quella».

Nel futuro dell'Italia e di Prandelli, adesso, c'è la strada che porta in Brasile. «Dobbiamo centrare la qualificazione, è il sogno di tutti disputare un mondiale in Brasile. Certo, mi manca il lavoro quotidiano, la crescita con la squadra. Tornare ad allenare in un club? È ipotizzabile che dopo il Mondiale possa cambiare stile di vita». Cosa che invece dovrebbe fare immediatamente Mario Balotelli, rimproverato da Mancini per il suo scarso impegno in allenamento con la maglia del Manchester City.

«Roberto ha pienamente ragione quando dice che rischia di bruciarsi - ha spiegato Prandelli - lui è un allenatore vincente e lo vede tutti i giorni». «Stiamo seguendo la vicenda e condividiamo le parole di Mancini. Chi meglio di lui può aiutarlo e motivarlo? Lo allena da sempre, ma dipende molto da Mario come fare ad uscire da questa situazione un po' particolare - ha poi proseguito il ct - Con noi si è sempre comportato e allenato bene, ma dispiace perché Mario è un talento, ha un potenziale straordinario e sarebbe un peccato sprecarlo. C'è la paura che si possa perdere, per questo mandiamo questi messaggi: ha 22 anni con prospettive di carriera illimitate, ma ormai dipende solo da lui».

Stesso discorso per De Rossi, che per lo scarso feeling con Zeman alla Roma ha perso il posto da titolare in giallorosso, e rischia in prospettiva anche la maglia azzurra. «Daniele non è sereno, non è contento della situazione, ma deve capire cosa chiede Zeman a un giocatore come lui e farlo, non ci sono margini. Sarà lui a dover dimostrare il proprio valore con carattere, determinazione e continuità - ha evidenziato Prandelli - Poi comunque è capitato anche di chiamare giocatori non titolari nella nostra gestione. Ovviamente la prossima convocazione (per l'amichevole con l'Olanda di febbraio, ndr) sarà figlia delle gare precedenti perché avremo poco tempo per prepararla. Questo però vale per tutti: per noi chi ha continuità e condizione fisica viene prima».

Più articolata invece la situazione di Antonio Cassano. «In questi 2 anni è stato il più carismatico e si è assunto molte responsabilità. È stato lui agli Europei a trascinarci. Deve continuare così, se quando si arriva ai Mondiali dimostrerà di stare bene come adesso lo prenderemo in considerazione, come Di Natale - ha confessato il ct dell'Italia - Ora è iniziato un nuovo ciclo e abbiamo deciso di premiare nuovi giocatori, vedi El Shaarawy». Quest'ultimo è stato d'altronde la grande rivelazione del 2012: «La cosa che ha sorpreso di lui è la responsabilità forte che si è assunto a soli 20 anni in un momento difficile come quello del Milan. Farlo in uno stadio impegnativo come San Siro e in una squadra vincente e blasonata come quella rossonera dimostra che ha spessore tecnico e morale e qualità non comuni».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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