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Pasquali lancia la sfida per la presidenza del Crl

«Serve un modo diverso di fare politica sportiva. Penso di avere competenze e l’età giusta per candidarmi»
Alberto Pasquali - Foto © www.giornaledibrescia.it
Alberto Pasquali - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«Se non ora, quando?» Alberto Pasquali, ora delegato provinciale della Federcalcio (ruolo che ricopre già dal 2006), annuncia in anteprima al Giornale di Brescia la candidatura alla presidenza del Comitato regionale lombardo. Una decisione che verrà ufficializzata domani, alle 17, nel corso di una conferenza tramite zoom che sarà visibile anche sul sito internet del nostro quotidiano.

«Credo che se vogliamo avere la possibilità di cambiare qualcosa - dice Pasquali - a livello regionale, ma anche nazionale, dobbiamo farlo ora. Altrimenti ci perdiamo una grossa opportunità. In quanto a me, penso di avere una serie di competenze tali da poter dar voce a quello che è il pensiero delle società lombarde, ribaltando quello che è invece l’atteggiamento tipico della federazione. La quale non mette al centro del progetto la società, ma cerca di solito di proporre alle stesse le proprie scelte».

Il dirigente bresciano fa sue le indicazioni arrivate dai club. «Tali concetti arrivano dalle tante riunioni fatte online in questo anno, nel quale le società a causa della pandemia si sono trovate impreparate a mettere mano a situazioni palesi. Le programmazioni dei campionati, i ristori a club, per esempio, ed anche ora che dobbiamo ripartire non sappiamo come comportarci. Un momento delicato per le società, che ora sì andavano guidate, ma nessuno ha avuto questo ruolo».

In questo particolare momento molti club hanno iniziato a parlare tramite i coordinamenti... «Credo di avere una certa responsabilità in questo, perché le prime call conference che si sono svolte in primavera hanno fatto nascere nei club, che prima non si parlavano granché, la consapevolezza del loro ruolo e la necessità di coordinarsi». In questa decisione, poi, gioca un ruolo anche l’aspetto personale: «Ho 62 anni, credo che sia il momento migliore per dare forza alla propria azione. E credo che un dirigente debba al massimo rimanere in carica per due mandati, otto anni, non di più».

«Mi auguro che possa essere il più presto possibile, che il reggente faccia di tutto per consentire alla Lombardia di andare al voto in tempo per prendere parte all’elezione del presidente della Lnd, il 6 febbraio». Sulla strada di Pasquali c’è un personaggio di spessore come Carlo Tavecchio... «So di avere davanti un guru della politica sportiva, già presidente federale. Ma la mia non è una contrapposizione a Carlo Tavecchio, bensì la proposizione di un modo diverso di fare politica sportiva».

Per esempio? «Una semplice idea è quella che i collaboratori del presidente, i consiglieri regionali, dovrebbero passare attraverso una sorta di primaria. Devono essere espressione della base, non calati dall’alto». Il duello elettorale, non rischia di spaccare la Lombardia e presentarla meno compatta in ambito nazionale? «Non credo. Anzi, credo che vincerà trarrà maggior forza dal fatto di aver vinto un confronto. Non è a mio avviso un fatto disgregante. Sempre che si faccia un confronto sui programmi, sulle idee, e non sulle persone».

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