Paralimpiadi, tris bresciano d’assi in Giappone per Tokyo 2020
In mezzo alla baia i cinque cerchi hanno lasciato il posto ai tre agitos, perché da oggi Tokyo diventa il cuore dei Giochi paralimpici. Fino al 5 settembre saranno 4.400 gli atleti in gara nella sedicesima edizione della rassegna estiva.
Oggi alle 13 si comincia con la cerimonia d’apertura, col tricolore che verrà sventolato da Bebe Vio e Federico Morlacchi. Proprio la schermitrice azzurra - oro e bronzo a Rio 2016 nel fioretto individuale e a squadre - è uno dei volti da copertina della manifestazione, tanto che il Comitato paralimpico internazionale l’ha voluta nella conferenza stampa di presentazione, insieme ad altri cinque campioni iconici: il saltatore in lungo tedesco Markus Rehm, l’arciere statunitense Matt Stutzman, la nuotatrice ugandese Husnah Kukundakwe, la taekwondoka giapponese Shoko Ota e la pesista messicana Amalia Perez. Nomi di cui si sentirà parlare nel corso dei prossimi dodici giorni. Tricolore. L’Italia si presenta col gruppo più nutrito di sempre: 115 atleti in 15 discipline, con 63 atlete e 52 atleti. Esordiscono azzurri e azzurre del taekwondo e le ragazze del sitting volley, unico team italiano presente a Tokyo.

L’atleta con più esperienza è Francesca Porcellato, stella del paraciclismo con un passato nell’atletica leggera e nello sci nordico, alla sua undicesima Paralimpiade. La cinquantenne di Castelfranco Veneto si può anche considerare un pizzico bresciana, giacché oltre ad aver militato in passato nell’Active Sport, in Giappone sfoggerà il logo della Leonessa, azienda carpenedolese che ha finanziato la sua handbike. A Tokyo indosserà la maglia azzurra a 33 anni di distanza dalla sua prima Paralimpiade. Tanti i momenti straordinari di una carriera lunghissima: «Se devo sceglierne uno, allora dico la prima medaglia che ho vinto, perché è stata una sorpresa e perché, tutto sommato, io volevo solo correre veloce, senza pensare alle medaglie e alle vittorie».
Da Brescia. I bresciani di nascita saranno invece tre: Pamela Novaglio, Veronica Yoko Plebani e Federico Bicelli.
Novaglio, 51enne di Sarezzo, è alla quinta partecipazione tra estate e inverno: tre volte nel biathlon (Torino, Vancouver e Sochi), due nel tiro a segno (Rio e Tokyo). «Lo sport nella mia vita è un po’ come l’aria che respiro, perché nutro una forte competitività, un atteggiamento inteso, non di rivalsa nei confronti degli altri, bensì come strumento per migliorare me stessa».
Plebani, 25enne di Palazzolo, è alla terza specialità in altrettante partecipazioni: a Sochi ci provò con lo snowboard, a Rio con la canoa, a Tokyo si destreggerà nel triathlon: «È una grande occasione anche per vedere una forma nuova di me stessa. Del triathlon amo la complessità, mi piace il fatto di riuscire a mettere assieme nuoto, bici e corsa in un’unica disciplina, iniziare in un modo e terminare in un altro».
Bicelli, ventunenne della Polisportiva No Frontiere, è invece all’esordio e si esibirà nella vasca del nuoto sui 50 stile, i 100 stile, i 100 dorso e i 400 stile. «Amo l’acqua, quindi non potevo scegliere una disciplina diversa da questa. Per me lo sport è una parte essenziale, perché mi ha aiutato a crescere. Penso siduro lavoro a portare risultati. Se dovessi vincere una medaglia la dedicherei alla famiglia, alla società, agli allenatori, ai fisioterapisti e a tutti coloro i quali mi hanno messo nelle condizioni di arrivare dove sono arrivato».
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